Gli italiani, si sa, hanno tanti difetti; ma di sicuro, nell’ambito del whisky, hanno il pregio di saper selezionare botti eccellenti. Lungi da noi voler fare un corso “italian independent bottlers for dummies” (anche se… in qualche modo ci stiamo pensando, magari con la collaborazione di qualcuno prima o poi faremo un ciclo di interviste ad alcuni personaggi ‘storici’ del whisky in Italia…): vi basterà scorrere su whiskyfun le bottiglie che hanno le valutazioni più alte e vi renderete conto che una grande parte sono proprio di selezione italiana. Tra oggi e i prossimi giorni assaggeremo alcuni whisky ‘nostrani’, per provare a vedere se la qualità resta alta come in passato… Inizieremo con due Laphroaig del 1990: il primo è una bottiglia celebrativa dei primi 20 anni di Wilson&Morgan, marchio di proprietà dei fratelli Rossi, trevigiani. Il colore, ramato pieno, ci fa già capire che abbiamo a che fare con una botte ex-sherry…
N: i 56% quasi non si sentono, ci sono punte alcoliche che però non stonano con il profilo medicinale tipico di Laphroaig. Non lo diciamo a caso: colpisce come lo stile della distilleria non ceda di un millimetro di fronte a una botte di sherry così decisa. Il lato marino / medicinale è molto pronunciato (pesce grigliato!, carbone…); ferrochina, cera per legno. Nello stesso momento, lo sherry porta note di cola, tabacco da pipa (le bucce di mela usate per tenerlo umido), frutta secca… Con acqua, si esalta un po’ di più la componente sherried, senza però mutare radicalmente. Liquirizia.
P: ancora, le due anime (sherry e Laphroaig) coesistono. Frutti rossi, legno, persino una nota mentolata; carbone, cenere, torba. Sono davvero frutti tropicali quelli che sentiamo? Con acqua, la frutta emerge con forza (ancora frutti rossi e tropicali), o meglio, risaltano con maggiore intensità. Marmellata d’arancia (ottime note agrumate); liquirizia.
F: solo cenere, alghe riarse al sole… Pesce grigliato, persistente, infinito! Anzi, ecco: carbone spento dopo una bella grigliata di pesce (oggi siamo evocativi, ok, la smettiamo); legno. Puro Laphroaig.
Molto coerente, molto buono, nel complesso. La convivenza di sherry e torba finisce per essere armoniosa; a nostro giudizio, al naso prevale leggermente il lato isolano, mentre in bocca dominano – ancora di poco, ai punti – frutti rossi e tropicali, con un lato quasi balsamico inatteso. Non privo di spigoli, quel palato è davvero spettacolare; il nostro giudizio, condiviso anche da Serge, è 89/100. Non sappiamo dire se, come lui scrive, in effetti qualche anno di invecchiamento in bottiglia potrà giovare… Di certo, se ne avessimo una bottiglia in casa, non riusciremmo a tenerla chiusa tanto a lungo! Grazie a Francesco per il sample.
Sottofondo musicale consigliato: Booker T and the MG’s – Green onions, insomma, un classicone.
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4 thoughts on “Laphroaig 21 yo (1990/2011, Wilson & Morgan, 56,3%)”
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[…] L’Highland Park e quest’ultimo Laphroaig li avevamo già assaggiati in passato (qui e qui), per cui non ripeteremo le tasting notes; Brora e Macallan li pubblicheremo nei prossimi giorni […]
[…] Il programma prevede cinque malti di tutto rispetto, tutti a gradazione piena e non colorati: un Laphroaig 21 anni in sherry, un Bunnahabhain del 1968, un Port Ellen del 1982, un Glenlivet del 1975… e questo […]
[…] Laphroaig 21 yo (1990/2011, Wilson&Morgan, 56,3%) – 89/100 […]