Oggi, 2 giugno, è una giornata in cui vale davvero la pena di festeggiare: 66 anni fa gli italiani sceglievano la Repubblica, certo, e come se non bastasse la Ardbeg Distillery ha individuato questa stessa data per celebrare l’Ardbeg Day. Oggi tutte le embassy ufficiali disseminate per il pianeta avranno in degustazione un imbottigliamento speciale, pensato apposta per l’occasione. Noi parteciperemo all’evento milanese, giustamente – diremmo – allestito nello storico bar Metro di Giorgio D’Ambrosio. A mo’ di rito propiziatorio, sotto con questo malto della Signatory, un’autorità nell’universo dell’indipendent bottling che ha selezionato le 4 botti per questo vatting (#1047-48-52-54) quando ancora Stuart Thomson dettava legge dalla parti di Argyll. Ringraziamo Francesco per il sample.
N: si percepisce subito un’aura di complessità che fa drizzare le narici (?): c’è una ‘dolcezza’ impressionante, un’affumicatura ferma ma gentile, c’è il vento salmastro che ti soffia in faccia e c’è infine un lato balsamico (eucalipto) spettacolare. La vaniglia è intensissima, corredata da mandorla verde, liquirizia pura e note agrumate (soprattuto cedro e limone). Gli aromi che rimandano alla dolcezza sono poi impreziositi da una maltosità fatta di biscotti e brioches calde, oltre che da un delizioso bouquet floreale (violetta zuccherata). L’integrazione coll’affumicatura è così ben riuscita che rimaniamo folgorati da una suggestione: marshmellow bruciacchiati!!! Il tutto condito da alghe e aria di mare, come da tradizione del resto. Non mancano gli aromi medicinali, è proprio sciroppo per la tosse. Infine, ci è parso di sentire un che di “saponoso” che avevamo notato solo in alcuni Bowmore, ma è un attimo, qua e là, poi passa la paura.
P: la dolcezza è minore rispetto a quanto il naso lasciasse presagire a livello di intensità, tenendo comunque presente che si è invasi da un gran bel concerto di vaniglia e liquirizia legnosa. Limone (una fettina abbandonata nel posacenere?) e cedro, con una strana – ma squisita – nota quasi di cera, e ancora una pallida sensazione di ‘sapone’ dell’olfatto. Le note salate sono leggere, mentre l’affumicatura, beh, si lascia apprezzare in tutta la sua intelligenza.
F: tappeto di fumo marino su cui si stratifica un altro tappeto di vaniglia, incredibilmente persistente. Un po’ amaro, secco. Molto buono.
Se come due vegliarde, rose da atavica insoddisfazione, volessimo parlare di difetti, diremmo che il palato pare un po’ depotenziato rispetto al naso (che curiosità di assaggiare l’imbottigliamento Signatory dei medesimi anno ed età, ma cask strenght!), che comunque è di livello assoluto, con una dolcezza di rara intensità ma mai stucchevole. Rispetto ad un utopico malto perfetto, qualche timida riserva degna del censore più noioso, dunque, ma in fin dei conti è pur sempre uno spettacolo. Il nostro giudizio è di 89/100: qui, le note di Serge e qui quelle di Francesco.
Sottofondo musicale consigliato: Al Green – Let’s stay together, perché bisogna festeggiare.
2 thoughts on “Ardbeg 23 yo (1974/1997, Signatory, 43%)”
[…] ‘esperienza complessiva’, nel senso che si beve bene e si gode. Simile all’altro Ardbeg del ’74 di Signatory che avevamo assaggiato tempo fa, per certi versi forse più semplice ma per contro un po’ […]
[…] Ardbeg 23 yo (1974/1997, Signatory, 43%) – 89/100 […]