Stiamo finendo le nostre italian sessions, per ora; abbiamo deciso di assaggiare un whisky che manca nella nostra lista, ovvero un Ledaig, la versione torbata della (non molto) quotata distilleria dell’isola di Mull, Tobermory. Nello specifico, abbiamo deciso di assaggiare un Ledaig del 1997 imbottigliato nel 2011 da High Spirits, storico marchio dietro cui si cela Nadi Fiori (di cui Davide ci parla un poco qui); siccome ci piace far paragoni, abbiamo pensato di sfruttare l’occasione per confrontarlo con un Ledaig ufficiale, il 10 anni di recente rilanciato. Buona norma vuole che i più giovani vengano seccati prima, e quindi, via: secchiamo ‘sto 10 anni. Il colore è dorato chiaro.
N: avviso ai naviganti: qui siamo nel bel mezzo di un “o lo ami o lo odi”, e la soggettività sarà determinante. Ad accoglierci c’è una coltre acre di torba molto ‘organica’ (non molto affumicato, però), di stalla, dado, carne di maiale… Una nota iodata. Poi, ecco un altro protagonista, il malto: molto giovane e acerbo, con note di cereale macerato e lievito (ci viene in mente il porridge). Distinta, una traccia di scorza di limone, mentre l’unica altra suggestione fruttata è un che di new-makeish, zuccherino e candito: ma per trovarlo, bisogna impegnarsi… Col tempo – ma tanto tempo -, si apre un poco verso note diciamo vanigliate, biscottose, e decisamente diventa più rotondo.
P: qui si rientra nell’alveo dell’ordinario, con un gradevole profilo più tipicamente da “torbato”: l’affumicatura cresce, con acri note torbate intense, ma meno ‘urtanti’ che al naso. Ci sono ancora intense tracce di cereali (muesli) affiancate – questa volta – da una dolcezza zuccherina (zucchero di canna) piuttosto intensa e quasi cremosa.
F: non lunghissimo, su muesli, zucchero di canna, ‘gas di scarico di macchina’, che detto così pare brutto ma in realtà è meno spiacevole di quel che si pensi.
Con tempo e un po’ d’ossigenazione decisamente si arrotonda un po’, soprattutto al naso, che comunque resta ostico e senz’altro molto particolare. Il whisky più simile (relativamente) che ci è capitato di assaggiare è senz’altro il Longrow, ma comunque anche quest’ultimo è piuttosto distante e meno ‘organico’. Onestamente, ne abbiamo apprezzato la diversità e senza dubbio ne consigliamo un assaggio (secondo noi, alcuni potrebbero impazzire), ma non ci sentiamo di perdere la testa per questo imbottigliamento, che resta piuttosto semplice. A voler dire una sciocchezza senza rete, però, siamo ora curiosi di assaggiare versioni più invecchiate; probabilmente il tempo in botte influirà su certe asperità ‘giovanili’ e aggiungerà complessità, e chissà che non si arrivi a vette – per intenderci – broresche… Ma forse è solo un sogno. Il voto, comunque, sarà di 79/100, e Serge (che parla di “farmiest peat ever”) la pensa così. Grazie a Luca per il sample!
Sottofondo musicale consigliato: Guns N’ Roses – Civil War.
8 thoughts on “Ledaig 10 yo (2012, OB, 46,3%)”
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Sapreste dirmi in Italia chi e’ l’importatore?
Salve ancora, attualmente i whisky del gruppo Distell / Burn Stewart (Tobermory e Ledaig, Bunnahabhain, Deanston) non sono importati direttamente in Italia. Si trovano in commercio al dettaglio.
Grazie ancora, quindi dovrei acquistarli al dettaglio dai vari siti online o sapete darmi una dritta dove prenderlo all’ingrosso?
Onestamente non sapremmo dirle, all’estero si trovano e con tutta probabilità negozi come whiskitaly.it offrono anche un servizio per professionisti, ma il suggerimento è di scrivere direttamente a loro per avere informazioni in merito…
grazie e buona serata
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