Dopo il vincitore, ecco il grande perdente: il Laphroaig rosa, che tante ironie ha scatenato sui social network presso il popolo di internet (scusate, non potevamo resistere dalla tentazione di usare questa formula…). Laphroaig Cairdeas, ovvero sei / sette anni in botti ex-bourbon e 15 mesi in botti di Porto: forse abbiamo sbagliato qualcosa, ci è venuto il dubbio di aver preso male gli appunti, nel caso correggeteci! Comunque: il colore è, ehm, rosa? Rosé? Aperol? Rimandiamo le ciance a dopo, per adesso annusiamo, avvertendo che le opinioni di Whisky e di Facile non erano del tutto coincidenti…
N: alcol un po’ pungente, ma diamo tempo al tempo. Per ora, appare migliore di quanto non ci fosse sembrato durante la degustazione di sabato. Si sente una certa gioventù, tradita da una massiccia, intensa affumicatura, (solo a tratti) acre; questo lato affumicato è accompagnato da un aroma intenso di liquirizia salata; legnoso ma bello iodato e marino (note di pesce, talvolta). C’è poi l’evidente apporto del Porto, con note quasi inquietanti di vino dolce molto alcolico, che non si integrano mai appieno col resto: tracce davvero molto ‘dolci’, zuccherine (avete presente il profumo di quei negozi che vendono solo caramelle gommose? ecco, adesso concentratevi sugli orsetti rossi alla fragola) e fruttate (marmellata di fragole). Di certo, alla Laphroaig-ità torbata e affumicata è stata appiccicata sopra un’architettura dolcissima e da caramella; non ben integrate, si diceva, ma comunque il complesso per ora è migliore di come lo ricordavamo.
P: peggio che al naso. C’è una botta alcolica massiccia all’inizio, al fianco di un’esplosione controllata di fumo: controllata perché, ahinoi, svanisce immediatamente per lasciare spazio al Porto, con note di frutta, di caramella gommosa alla fragola, ancora. Piccantino. Ci sono evidenti note erbose, ci sono lievi note legnose e di liquirizia, c’è un certo cioccolato amaro; c’è sempre forte una dolcezza smaccata che, lasciamoci suggestionare, ricorda un po’ lo Spritz… Il corpo è molto acquoso e slegato, nonostante i 51 e passa gradi. Non è marino, non è medicinale (non è Laphroaig?). L’acqua rende l’esperienza, già non indimenticabile, tragica, attenuando la dolcezza ma non potenziando nient’altro.
F: malto, tanto fumo, anche se non per molto, legno. Ancora quella dolcezza astratta di vino fortificato (caramella alla fragola, ci piace così oggi); sciroppo al lampone, ve lo ricordate?, quello che si beveva da bambini… Tende a seccare molto, e soprattutto, ancora, il Laphroaig è decisamente in disparte.
Nel cappello introduttivo dicevamo che le nostre opinioni erano un po’ contrastanti: uno di noi lo trovava terìbbile, degno solo di una sonora stroncatura; l’altro lo trovava non entusiasmante ma comunque non del tutto degno dell’appellativo che il nostro amato ragioniere rivolse al buon Guidobaldo Maria Riccardelli. Su una cosa siamo d’accordo: è un esperimento, legittimo per carità, ma non proprio riuscitissimo, da meno di 80 punti coi nostri criteri… Il naso ancora ancora era gradevole, mentre palato e finale tradivano del tutto il carattere della distilleria; potrà piacere probabilmente ai neofiti, che forse apprezzeranno che all’affumicatura si accompagni una dolcezza sfacciata, ruffiana ed eccessiva. Noi, che non siamo degustatori esperti ma che pure qualche Laphroaig l’abbiamo assaggiato, faremo la media delle nostre valutazioni e gli daremo 75/100: è migliore di altre cose che hanno ricevuto punti in più, ma si merita un malus per l’errore, per il tradimento perpetrato alle spalle del distillato. Sentenziammo.
Sottofondo musicale consigliato, si fa per dire: Pink – Get the party started.
4 thoughts on “Laphroaig Cairdeas 2013 (2013, Port Wood finish, 51,3%) – Feis (Sac)ile 2013”
Alla degustazione di Sacile mi sono ritrovato in quella citazione del Giorno della Civetta di Leonardo Sciascia che all’incirca diceva così : ero andato per ammazzarne uno e mi sono trovato a ucciderne due! Ebbene, ero lì per massacrare l’Ardbog ma non sapevo che mi aspettava un malto (e sono generoso a chiamarlo ancora tale) ben peggiore ! Siete stati buoni con quel 75, sarei stato più spietato ancora. Quello che spiazza in quest’esperimento riuscito malissimo, non è il colore, bensì la rarefazione estrema, l’acquosità come avete giustamente fatto notare voi unita a una coltre vinosa che annienta ogni sapore. Veramente, se volevamo un aperitivo non c’era bisogno d’arrivare fino ad Islay. Voci insistenti di corridoio affermano che Claudio Riva sia in procinto di cambiare il nome del sito in I HAVE LOVED LAPHROAIG.
[…] confermate, a qualche mese di distanza. Il colore è quello di tutti i whisky finiti in Porto (ehm, quasi tutti), ovvero un rosso […]
[…] fu un fallimento colossale: il finish in Porto, infatti, aveva reso un ottimo distillato in una ridicola pacchianata, a partire dal colore in stile Spritz… Oggi assaggiamo la versione Cairdeas per il Feis Ile […]
[…] Laphroaig Cairdeas 2013 (OB, Port Wood finish, 51,3%) – 75/100 […]