Dopo un Festival fantastico, e dopo una seratina niente male passata con alcuni amici all’inaugurazione del Club 1909 di Milano (ne riparleremo… ma intanto, tenete d’occhio il sito e le degustazioni che organizzeranno) continuiamo a trattarci bene, e assaggiamo una perla rara di una distilleria chiusa delle Lowlands: parliamo di Rosebank, e parliamo dell’ultima versione ufficiale uscita nella serie dei “Rare Malts”. Dorato chiaro è il colore di un malto imbottigliato alla gradazione monstre di 61,1%.
N: l’alcol c’è, ma non trattiene, non pare chiudere: sembra essere lontano chilometri da un profilo di Rosebank ‘nudo’, con un invecchiamento che ha prodotto tante variazioni su un tema: il malto. Partiamo da qui allora, da un malto ‘profumoso’, delicato come solo Rosebank sa essere: note di tè, poi c’è una bella componente fruttata, con le consuete punte agrumate ‘acidine’ (limone, pompelmo); ma c’è anche tanto altro: un nerbo di frutta gialla (mela, confettura d’albicocca, tutto delicato), poi punte briosciose. Col tempo, tende a mutare continuamente, ossigenandosi. Ancora una volta, riesce il miracolo di Rosebank: è succoso ma al contempo si conferma un profilo secco, erboso e ‘composto’. Miracolo!, ad aggiungere complessità, qualche spezia legnosa e un po’ di frutta secca.
P: la stessa alternanza rilevata al naso tra secchezza e succosità si ripete, in modo ancora più netto: l’ingresso è infatti una vera carrellata di frutta (mela, pompelmo, a tratta suggestioni quasi tropicali), che lascerebbe pensare a un crescendo fatto di lingue di sapore. Invece, a sorpresa, il whisky sembra addomesticarsi in bocca, facendosi secco, quasi evaporando in una maltosa amarognolignità. E dopo questa fuga immaginifica e neologistica, il silenzio. Anzi no: mandorle amare, legno, frutta secca. Sempre più amaro, soprattutto con acqua (che, a dispetto dei 61%, non consigliamo). I più arditi rileveranno anche un po’ di formaggio dolce (emmenthal).
F: media lunghezza, in pieno stile Lowlands, a base di malto erboso – che pare ripulire la bocca, per passare a un nuovo dram.
Questa curva juicy – austero ti illude che questo whisky possa contenere infiniti mondi possibili; in verità, la bilancia del reale pende decisamente dalla parte dell’amarognolignità, che è la nostra nuova parola preferita. Non esiste? Vero, ma anche questo whisky è difficile da trovare, e quindi. Il voto sarà di 87/100.
Sottofondo musicale consigliato: Foals – Black Gold // Track 8
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