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Laphroaig 18 yo (2015, OB, 48%)

Tra la fine del 2009 e l’inizio 2010 Laphroaig ha deciso di mandare in pensione un’espressione storica, il 15 anni, per sostituirla con un più maturo diciottenne a gradazione più elevata (48%) – che il passaggio sia stato controverso e non proprio indolore per gli appassionati, è testimoniato in via indiretta da questo bel post di Claudio Riva, dei tempi in cui ancora si dedicava alle sole sorti di Laphroaig. Con gli anni le acque si sono calmate e – per quanto non manchino gli orfani dello storico 15 – tutti si sono abituati ad avere a che fare con il 18… Almeno, fino all’anno scorso, quando per il bicentenario di distilleria è stato lanciato un nuovo 15 anni!, per ora in edizione limitata ma (dicono i bene informati) pronto dalla fine 2016 a subentrare di nuovo all’ormai rottamando 18. Insomma, nel dubbio è bene assaggiarlo fin che si può e fin che ancora perdura nel core range: via con la degustazione.

lrgob.18yoN: paradossalmente, rispetto all’imbottigliamento-base di Laphroaig, il Select, ha un naso sulle prime meno espressivo, più trattenuto, più pungente. Però è solo sulle prime: dopo un poco si lascia avvicinare, aprendosi innanzitutto su una ‘dolcezza’ molto seducente, tra una crema alla vaniglia e delle stupefacenti note di frutta tropicale (ananas, ma ci spingeremmo fino alla maracuja) – se ci conoscete un minimo, saprete che stiamo per scrivere: pasticcino alla frutta. Elegante e cesellata è l’affumicatura, anche se è relativamente in disparte, con note di tè affumicato; anche la marinità c’è ma solo allusa, e quasi inesistente, se non a sprazzi, è il lato medicinale (che pure emerge con un po’ di garza).

P: di grandissima intensità e di corpo strutturato. Il percorso è nettamente bipartito: si apre con una composta eleganza sul lato isolano, con acqua di mare, una torba acre e terrosa, una bella sapidità, senza mai tracimare nell’eccesso; poi, dopo pochissimo, si spalanca una voragine di dolcezza, tra pesche mature e una tropicalità esuberante (maracuja, mango) e molto, molto intensa. Vaniglia, anche.

F: la dolcezza vanigliosa e fruttata qui prende la scena, lasciando solo un mero cenno di torba acre e affumicata. Niente acqua di mare.

Poche ciance, è molto buono. Atipico, se vogliamo, rispetto a certe costanti di Laphroaig che amiamo: atipico e deficitario dunque (dove son finiti mare e medicine?), ma così dicendo stiamo confrontando un malto reale con un malto che esiste solo nel nostro cuore, quindi sovrapponiamo un giudizio a un pregiudizio, e non va bene. Anche perché l’effetto complessivo è di grande eleganza, la bevuta è piacevole, l’intensità è sempre infuocata. 87/100 sarà l’opinione tradotta in numero, a testimoniare la grande qualità del whisky che – ahinoi – abbiamo ormai finito.

Sottofondo musicale consigliato: The Notorius B.I.G. – Mo money mo problems.

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