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Bowmore ‘Darkest’ (inizio 2000, OB, 43%)

Ora che la Brexit è divenuta nientemeno che un fatto, gli appassionati di succo di malto scozzese riflettono sui destini dell’amata bevanda; noi invece continuiamo con noncuranza a far suonare l’orchestrina discordante dei nostri sensi. Solo i posteri diranno se stiamo facendo la mesta figura del Titanic o se questa indifferenza alla fine sarà premiata. C’è chi paventa difficoltà di ogni tipo nell’import/export, chi teme forti oscillazioni dei prezzi in su o in giù, e altri che vedono già incepparsi i faraonici investimenti in nuove distillerie degli ultimi anni. Senza contare che la Scozia pare orientata in queste ore a lanciare un nuovo, clamoroso referendum per uscire dal Regno Unito e rientrare in Europa dalla finestra. Noi, più modestamente, abbiamo il timore che questo Bowmore Darkest, una delle prime espressioni del longevo imbottigliamento di distilleria maturato completamente in botti ex-sherry, possa non essere all’altezza delle aspettative. Che strano presagio di sventura…

pdt__bowmore_darkest_sherry_236_1.jpgN: se già Bowmore, tra i torbati di Islay, non è tra i più agguerriti quanto a torba e fumo, questo resta ancora meno marcato in quel senso, con solo vaghi sentori di cenere e di camino spento. Anche le note marine non sembrano proprio essere in prima linea: quel che invece si nota fin da subito è una venatura saponosa, tendente al floreale (lavanda, anyone?) che tende a creare un’atmosfera rarefatta, un po’ come certi cassetti della nonna, con la saponetta a profumare le mutandone… Un qualcosa di mentolato, di eucalipto, in stile Proraso. Per il resto, un’infinità di sherry: chinotto, ciliegia, marmellata d’arancia rossa e arancia molto matura, quasi troppo. Il complesso è molto ‘setoso’, rarefatto, ma non entusiasmante.

P: il corpo è un po’ deboluccio e sfilacciato. I descrittori sono forse peggiori: c’è quel senso di sapone (sì, al palato!) che rovina qualsiasi cosa, purtroppo; domina poi l’esperienza la caramella alla violetta, presente sempre, dal primo all’ultimo istante di questo dram. Molto dolce e perfino dolciastro (proprio zucchero bianco: o, come scrive Serge, il succo di uva!, quando è troppo dolce), del tutto privo di torba e fumo, ancora più che al naso… Solo un accenno di sale verso il finale.

F: purtroppo non passa così alla svelta quella sensazione di aver mangiato un pezzo di sapone. Ancora caramella alla violetta, eucalipto, sherry. Cenere, un pelo.

Purtroppo la prova sul campo ha confermato le sensazioni, rivelando un whisky pieno di difetti, che non rende giustizia alla grandezza della distilleria né alle gioie che il suo distillato può regalare quando unito allo sherry. Gli è mancato un guizzo in ogni direzione, sia verso le potenzialità fruttate che verso quelle marine e torbate. E non rimane che augurarsi che la nostra bottiglia appartenga a un batch sventurato: 70/100.

Sottofondo musicale consigliato: Tame ImpalaThe less I know the better

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