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Glen Grant 18 yo (2016, OB, 43%)

Se ci leggete o, meglio, se ci conoscete di persona sapete bene che un posticino particolare nel nostro cuore l’ha Glen Grant, storica distilleria dello Speyside, di proprietà italiana, purtroppo guastata nella percezione comune da strategie di marketing discutibili ma efficaci: se tutti conosciamo Michele e se tutti vediamo sempre un GG 5 anni in ogni supermercato, beh, hanno avuto ragione loro. A dispetto di questa ragione, anche Campari ha deciso di dare una sverniciata al brand e, di conseguenza, al core range di distilleria, fino a quest’estate colpevolmente limitato: il mese scorso è calato a Sesto San Giovanni Dennis Malcolm, distillery manager e leggenda vivente della distillazione scozzese, per presentare tre nuovi imbottigliamenti, il 10 (sì beh, questo c’era già), il 12 anni e il 18. Quest’ultimo, surrettiziamente autodefinitosi “rare edition” pur non giungendo a noi in edizione limitata, ha vinto il premio come secondo finest whisky in the world per la contestatissima Whisky Bible 2017: siccome noi di Jim non ci fidiamo, preferiamo assaggiare e poi dire la nostra.

m52245N: un naso molto particolare, soprattutto per un whisky di oramai 18 anni. Colpisce infatti la freschezza complessiva, che va a ricordare frutta a pasta bianca (uva bianca, pera, lychees, pesca bianca), limone e zenzero. Si sente ancora molto il cereale e incredibilmente qualcosa che sta tra i lieviti e lo yogurt. Dopo un po’ il profilo si ispessisce leggermente, con una leggera pasta di mandorle, orzata e vaniglia. Abbastanza erbaceo e con un tocco di quercia.

P: con quel naso delicato e a 43% ci aspettavamo francamente un palato in sordina, e invece ecco un corpo pieno e un’esplosione fruttata ad accoglierci. Si impone una pesca bella zuccherina, assieme alle pere, affiancate qui più compiutamente da sentori di legno speziato e da frutta secca. Uvetta, ma anche qualcosa di più ricco e dolce, come pasticcini, crema e vaniglia.

F: frutta secca e malto, molto pulito e vagamente zuccherino.

È molto buono, con un profilo davvero particolare e un corpo avvincente: conferma la tradizione di casa di whisky pulito e delicato, e lo fa con grande eleganza e raffinatezza. Certo, costa un centinaio di euro e francamente pare eccessivo (per le nostre tasche, non per il mercato attuale: ma sono le nostre tasche a fare da unità di misura) e però in assoluto salutiamo con giubilo e gaudio il rilancio di un marchio storico: era ora, e 85/100. Ah, ci piace chiudere con una massima di Dennis Malcolm: a brand is not a brand without heritage. Tiè. Grazie a Claudio Riva per averci invitato in Campari tramite Whiskyclub Italia!

Sottofondo musicale consigliato: Rick James – SuperFreak.

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