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Botti da Orbi – Palindrome date – Mystic Whisky Tasting

[Questo articolo è un inception di rubriche: noi ospitiamo una rubrica di Marco Zucchetti che ospita un articolo di Corrado De Rosa, nostro amico e sodale che si è goduto una degustazione da panico organizzata dal forum singlemaltwhisky.it. Impegni pregressi ci hanno impedito di partecipare, ma non potevamo non darne conto… Grazie, Corrado! E se vi venisse il dubbio che non è una persona seria, beh, tacete di fronte a questa evidenza: annota anche il colore. Un gigante!]

roba forte

Con gli amici del Forum singlemaltwhisky.it, nella data più unica del secolo, ci siamo trovati a interpretare, come il mistico che si affaccia allo studio delle intrecciate combinazioni della kabbalah, cinque whisky unici. E nell’assurdità di una data complessa come un labirinto, sappiamo che troveremo tanti tratti che uniranno il percorso, come un anello infinito, e altrettanto infinite differenze e specificità. Ma non abbiamo paura. Qui, un resoconto che – excusatio non petita – nonostante l’impegno dello scriba che le ha appuntate, non potrà riferire alcune delle estroflessioni più estreme rese dal consesso riunito (per buon costume) e neppure esaurire quello che un mistico moderno come Valentino Zagatti ha scritto e affermato: il whisky costruisce ponti, crea amicizia.

02

Daftmill 2008 summer release (2019, OB, 1st fill bourbon cask, 46%)

C: giallo paglierino

N: ci troviamo in un campo di fiori nei mesi caldi di primavera, tra margherite e camomilla. Poi il profumo ci porta verso territori più conosciuti, bacca di vaniglia e crema al limone. Continuando l’interpretazione dei segni, c’è una nota olfattiva molto simile a quella dei bourbon, un sentore di polline e di cedro.

P: la sfida è attendere qualche secondo, e lasciar sfumare una punta di alcol che inizialmente si affaccia. Dopo, si confermano le suggestioni del miele e dei fiori. Il palato risulta molto più viscoso del previsto, è godibile e importante. Sfuma verso le note della frutta gialla: albicocche e pesce gialle non mature; i più arditi si gettano in un “mango un po’ acerbo”. Scaldando il bicchiere  e lasciandolo maturare, un po’ di cioccolato al latte.

Finale: media durata, sulle note del cocco e del pepe, a conferma delle suggestioni conferite dalle sei first fill bourbon cask impiegate per questo prodotto.

85/100 il verdetto dello scriba.

02

Auchentoshan 12 anni ‘Soffiantino import’ (43%, OB, fine anni ’80)

C: ramato e denso

N: noce moscata e chiodi di garofano, che bella presenza delle vecchie botti ex sherry! Spezie e vino, come un vin brulee meno dolce e più complesso. Si decifrano, nel roteare delle sfere e dei bicchieri cielesti, note sugose, quasi d’arrosto (“brasato con carote: no visto la luce!”). Da altre voci si sente parlare di funghi secchi.

P: forse qui si sente la leggerezza della tripla distillazione, e la gradazione poco spiccata, ma è solo un attimo. Subentrano subito note  di profumo, pout purry, poi erbe (un saggio tra i saggi dice: “Jagermeister”), poi ancora qualcosa di sporco, tipo zolfo e uova. Che percezione allucinogena! Non tutto inquadrato, ma tutto davvero interessante.

F: medio – lungo, su note di mobile antico laccato, spezie, vinosità.

Lo scriba appunta che alcuni difetti non pregiudicano l’identità del distillato e della selezione: 87/100 è la conclusione.

2

Springbank 15 yo Rum wood (2019, OB, 51%)

C: oro chiaro

N: un po’ di solvente e di mare danno il LA all’olfatto di un whisky complesso: soave e sporco allo stesso tempo. L’immagine che sovviene è quella (tristemente ricorrente in tema di battaglie ambientali) dello scarico di scorie chimiche nel mare: mineralità, iodio, e qualche zaffata “artificiale” e mentolata, di medicina. Prosegue sulla frutta bianca (uva, pesca), e poi odore di tartare di carne cruda. Infine, tanto per rimanere nella metafora ambientale, petrolio balsamico. Stupisce l’assenza di alcol.

P: succoso, tropicale, salato. C’è solo un ricordo di rum bianco agricolo, ma nulla di più sul versante della botte. Superata la paura che genera il pregiudizio, si apre un mondo complesso, di naftalina, terra, papaya, eucalipto: fruttato, balsamico e minerale allo stesso tempo. Come possa tutto questo folle ansamble essere comunque dolce e bevibile, è un mistero che i mistici scozzesi del Kentyre conservano gelosamente.

F: medio, fresco, costruito sulle endiadi: con un gioco di mele, miele, menta ed eucalipto.

Lo scriba appunta con foga: spettacolare e inaspettato: la botte è poco attiva! 90/100.

0

Springbank 10 yo ‘Local Barley’ (2019, OB, 56,2%)

C: dorato

N: più tradizionale del precedente, ma non per questo banale. Mineralità, note dolci e vanigliate che giustificano la prevalenza di ex bourbon cask (77%). Poi distese di frutta bianca, gialla e tropicale, lievemente affumicate da un ricordo di torba di terra. Sale un filo di fumo dal bicchiere, e già alcuni urlano all’ascensione. Ma il whisky è vivo, e continua a cambiare sotto i nostri occhi: lievito madre e cereali, che forse prima avevamo dimenticato, tornano in primo piano aiutati da una stilla d’acqua.

P: mineralissimo e tropicalissimo: mela cotta, quelle torte del centroamerica con zucchero di canna e mango, poi terra, ciottoli, cereali dell’hotel quando si parte per un lungo viaggio. Alcuni notano delle note erbacee, di fieno secco, che probabilmente costituiscono il gioco di luci e ombre di questa bottiglia: è complesso, gustoso, ma giovane.

F: e il viaggio è spettacolare, finisce con un soffio di fumo e un ricordo di terra umida.

Lo scriba, emozionato, verga sul quaderno solo un numero: 91/100.

20

Lagavulin 12 yo (2019, OB, 56,5%)

C: giallo paglierino

N: impossibile non riconoscerlo: classico fumo di Lagavulin. La partita sembra giocata semplice e vincente: mela, pera e torba. Ma i nostri occhi hanno visto la luce, non si lasciano fermare alle prime impressioni. Cereale (chicco) bruciato, falò spento, muschio fresco, sapone, tutto coperto da una coltre di fumo di torba di mare. Peperoni verdi fritti e schizzi di acqua di mare.

P: meno classico del naso: la percezione è meno grassa e intensa del classico Lagavulin 16, molto più secco e pungente, affilato. Salato, potente e bilanciato, tra dolcezza di zucchero liquido e l’immancabile fumo che ci insegue, come in una paranoia di Lost. Ritorna la pera affumicata, ritorna la suggestione costiera del sale addolcito dallo zucchero vanigliato, che si trasforma in gelato torbato al caramello salato.

F: non termina dolce, la torba ha il sopravvento, e dura a lungo, con richiami acidi e potenti.

Lo scriba ricorda solo la sensazione che la gemma sia lucente, ma non rara o unica: un lavoro ben fatto, ma non irripetibile. Forse è ubriaco? 88/100.

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