[ENGLISH VERSION HERE] Dallo scorso novembre e dopo quasi 10 anni, Mark Watt non è più il General Manager di Cadenhead’s, in virtù di una separazione consensuale, affrontata con il consueto riserbo britannico. Noi abbiamo conosciuto Mark durante una sua calata italiana anni fa, quando fu presente al Milano Whisky Festival, e da lì varie volte l’abbiamo incontrato, per lo più a Campbeltown. Oltre ai magnifici – e offuscati – ricordi delle degustazioni in warehouse, siamo legati all’approccio di Mark, che pur essendo un professionista di altissimo livello si è sempre preso poco sul serio, e ha sempre affrontato le degustazioni e la comunicazione del suo lavoro con grande ironia e rilassatezza. Da poche settimane ha annunciato insieme alla moglie Kate la Campbeltown Whisky Company, che imbottiglierà whisky sotto il marchio Watt Whisky. La notizia ci ha stuzzicato, e abbiamo pensato di approfittare del tempo libero della quarantena per fare quattro chiacchiere con lui e farci raccontare che cosa bolle nel suo pentolone… Siccome ci pare che questa sia la prima intervista che rilascia negli ultimi mesi, abbiamo pubblicato anche la versione originale in inglese.
Ciao Mark, che bello risentirti. Dunque, tu hai avuto una bella carriera nel mondo del whisky, per circa dieci anni sei stato il “Whisky Man” di Cadenhead’s, il più antico imbottigliatore indipendente Scozzese. Se dovessi riassumere una carriera in tre concetti chiave, quali sarebbero?
Essere aperto e trasparente, fare le cose nel modo più naturale possibile (colore naturale, ecc.) e tenere i propri standard sempre alti. È una risposta sensata?
Beh, sì! E senti, da un paio di mesi hai lanciato la Campbeltown Whisky Company, e hai appena annunciato il marchio Watt Whisky come imbottigliatore indipendente. Ti va di spiegarci quali sono i tuoi piani e i tuoi obiettivi con la tua nuova creatura?
Il piano è di iniziare a fare l’imbottigliatore indipendente col marchio Watt Whisky, sì; come sapete, le regole del 2009 stabiliscono che a meno che in una bottiglia di whisky ci sia esclusivamente whisky distillato a Campbeltown, non si può scrivere l’indicazione “Campbeltown” in etichetta. Non si può neanche fare un sito web!, e questo vale per tutti i nomi che coinvolgono una delle zone di produzione dello Scotch: per questo il marchio sarà Watt Whisky. Io e Kate speriamo di imbottigliare qualcosa come 15 barili all’anno: stando su numeri bassi possiamo permetterci di offrire sempre qualcosa di diverso in ogni release. Sempre unchillfiltered e a colore naturale; la maggior parte di quello che faremo saranno single casks a gradazione piena. Non abbiamo intenzione di stravolgere il mondo del whisky, ma solo di imbottigliare le cose migliori che ci capitano sotto tiro. All’inizio sarà solo whisky, poi pian piano ci apriremo anche al rum, e poi chissà!
Ci è sempre piaciuto di te l’approccio molto ‘rilassato’ al whisky, senza prendere né te né il whisky stesso troppo sul serio. In che modo porterai quest’approccio nella tua nuova compagnia?
Beh, non vedo ragioni per cambiare approccio… se non il fatto che beh, questa volta devo consultarmi con Kate! Io credo che se un whisky è buono, non c’è bisogno di essere troppo seri. Alla fine il whisky è una bevanda alcolica fatta per essere goduta – possibilmente con amici. Possiamo fare i nerd sul whisky quanto vogliamo, e a me per primo piace farlo, ma in generale una buona compagnia in un’atmosfera rilassata fa sempre sembrare il whisky più buono.
Qualche anno fa ci raccontavi del grande momento per gli imbottigliatori indipendenti: è ancora così? Qual è l’ostacolo maggiore per una start-up. in questo ambiente? E per quel che riguarda te: cercherai di essere più tradizionale o più sperimentale?
L’ostacolo maggiore è trovare i barili: comprarli è facile, trovare buone botti a un buon prezzo è la cosa senz’altro più difficile. Per me quest’avventura è una sfida: ho sempre lavorato per imbottigliatori con la propria linea di imbottigliamento, dunque questa sarà una direzione tutta nuova per me. L’altro grande ostacolo è il cashflow: come in ogni business, certo, ma le botti costano tanto e vanno comprate prima – per questo il successo del crowdfunding ci ha lasciato davvero a bocca aperta, perché davvero ci ha permesso di fare dei passi avanti molto più rapidamente del previsto. [A marzo è stato lanciato un crowdfunding per il primo imbottigliamento di Watt Whisky, che ha raggiunto e superato il target nel giro di meno di 24 ore, NdR]
Per quel che riguarda l’azienda, direi che saremo piuttosto tradizionalisti nel nostro approccio, quindi per lo più legni tradizionali e non molti finish strambi, etc. Detto ciò, se dovessimo trovare dei distillati bizzarri che ci piacciono, beh, li imbottiglieremo volentieri. Mettiamo letteralmente il nostro nome sulla bottiglia, quindi vogliamo essere sicuri che ci piaccia quel che ci mettiamo dentro.
Qual è il tuo approccio quando selezioni un barile? Cosa cerchi, cosa invece cerchi di evitare…?
Beh, è molto semplice: dev’essere buono! Non ogni botte prenderà 92 punti da Serge, e questo lo sappiamo, ma il whisky dev’essere un buon esempio di ciò che è. Mi piace anche essere sicuro che quando assaggi un whisky, il carattere della distilleria sia evidente e marcato, non coperto dalla botte. Detto ciò, non escludiamo nulla fintanto che sia qualcosa che noi stessi berremmo volentieri e che corrisponda alla filosofia colore naturale / non filtrato a freddo.
Campbeltown è la più piccola regione di produzione del whisky in Scozia, anche se ha avuto un passato glorioso, ed è anche il luogo in cui hai deciso di vivere. Cosa c’è di così speciale a Campbeltown?
Adoro Campbeltown, e decisamente l’ho fatta diventare casa mia, scusami Speyside! È un luogo molto tranquillo in cui vivere e in cui far crescere dei bambini, tra l’altro sta per nascere il nostro secondo figlio in pochi giorni! Non abbiamo mai pensato di andare via. Mi piace il fatto che si respiri un’aria un po’ da isola, e il fatto che sia così isolata fa sì che ci siano più cose e servizi qui che in altre città simili Scozzesi. Detto ciò, se ci fosse un aereoporto più vicino non sarebbe male…
Hai visto diverse fasi del mercato del whisky. Come vedi il futuro? Ci sono minacce all’attuale boom, secondo te?
Ci sono molte minacce fuori dal nostro controllo – Covid-19, la Brexit, etc. Ormai sono 10 anni che tutti diciamo che la bolla sta per esplodere e non è successo, dunque è probabile che continui a crescere a lungo. Potremmo anche vedere più barili disponibili sul mercato. Penso che oggi il whisky sia sufficientemente forte per restare sempre sulla cresta dell’onda in alcuni mercati: la minaccia principale è la crescita costante dei prezzi dei whisky entry-level, che potrebbe rallentare l’ingresso di nuovi bevitori nella categoria del whisky. C’è anche un maggiore cross-over tra distillati per gli appassionati, sempre più persone bevono distillati diversi rispetto al passato, rum, cognac, mezcal, gin… Dunque in un certo senso il budget di un bevitore per l’acquisto di distillati è diviso in categorie diverse.
Siamo tutti in lockdown, è un momento in cui l’intera industria del whisky e del beverage in generale sta preparando diversi scenari per colpa del Covid. Forse è troppo presto, ma come pensi che questa vicenda influenzerà il mondo del whisky?
Beh, se sapessi rispondere a questa domanda sarei un uomo molto più intelligente di quel che sono!
Nuove distillerie nascono come funghi. È una cosa positiva o negativa, secondo te? Ci sono alcune ‘nuove’ distillerie in cui riponi una particolare fiducia?
Penso che sia una cosa positiva per l’industria, senz’altro, perché nuove distillerie in giro per il mondo aiutano a rinforzare il whisky nel suo insieme. Mi preoccupa un po’ il fatto che potrebbero esserci troppe distillerie, se dovesse esserci un cambiamento nel mercato, ma gli auguro tutto il meglio. Ci sono molti progetti eccellenti da seguire, me ne sto dimenticando sicuramente alcuni ovvii ma alcuni nomi che secondo me saranno da seguire potrebbero essere, senza un ordine preciso: Milk & Honey, Yorkshire Distillery, Bimber, Wolfburn, Ballindaloch, Ardnamurchan e ovviamente i ragazzi di Dornoch.