Ancora dal ciclo di degustazioni alla cieca che ci siamo inflitti insieme ad alcuni amici nel periodo del lockdown, eccoci alle prese con un single malt indiano, Paul John: si tratta di una versione torbata fatta usando torba locale, indiana (per i fanatici del terroir: non sappiamo di che zona dell’India sia, e sì, certo, l’India è grande: ma se davvero vi state chiedendo da dove provenga, beh, vi vogliamo tanto bene) imbottigliata a 46%. Qui di seguito le tasting notes, naturalmente redatte alla cieca, senza sapere cos’avessimo nel bicchiere.
N: whisky da aperitivo, nel senso che al naso salta dal prosciutto crudo al bacon al formaggio. Praticamente un whisky-piadina! Che è un po’ il nostro modo di definire una torba organica che ci fa venire in mente Islay. Sarà un Bunna torbato? O forse uno dei nuovi Ardbeg? Ad ogni modo è giovane e presumibilmente è un OB. Parecchio erbaceo, ha note di creosoto e perfino di radicchio, e un lato “farinoso/mentolato” di borotalco (il deodorante). Interessante punta di curry, precisamente curry verde o foglie di curry. Poca frutta da queste parti, un po’ di mela e tanto zucchero. Forse succo mela industriale, ma torbato. C’è anche un’anima agrumata fra mandarino e sorbetto al limone. Torna la torba ed è difficile da decifrare, tra fumo, parte medicinale e lato organico. Un tocco di ferro. Bell’enigma.
P. beh, l’ingresso è di plastichina chimica, “tipo i Pampers” dice un degustatore, novello padre. In bocca è molto più torbato e bruciato rispetto al naso. La torba è compatta, strana, diversa dal solito. Particolarmente erbacea, tipo le caramelle alle erbe Ricola. Questo lato balsamico richiama quasi Laphroaig. Anche un che più “meaty”, diremmo di wurstel. La parte dolce c’è, ma la frutta è indefinita, coperta dalla torba: limone e mela verde affumicata, Fruit Joy al lime. Crosta di pane verso la fine.
F. lunghissimo e salato, acciuga e salamoia di olive! Verde.
Un torbato certamente giovane, giocato su un nuovo modo di intendere la torba: non particolarmente elegante e graziosa, a dire la verità. Ha un lato strambo e balsamico, non sparato ma oggettivamente originale e molto verde. A dire il vero uno di noi aveva abbozzato l’ipotesi che non fossimo su Islay, ma da qui all’India il viaggio mentale è lungo… Anche perché i Paul John che ci era capitato di assaggiare erano più estremi. Nel complesso, un torbato dignitoso e divertente: 84/100.
Sottofondo musicale consigliato: Khruangbin – Pelota.
2 thoughts on “Paul John ‘Bold’ (2017, OB, 46%)”
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