Le grandi domande senza risposta nella vita sono infinite. Perché esiste il dolore? Perché veniamo al mondo? Perché l’Inter può spendere i fantastiliardi del Monopoli facendo più debiti dell’Argentina e nessuno dice niente? [Nota della Redazione: questa affermazione è falsa e tendenziosa e rimanda a una visione del calcio antiquata e faziosa. Adiremo per vie legali] E soprattutto: che tipo di droghe assumono quelli che inventano i nomi degli imbottigliamenti della Scotch Malt Whisky Society?
Se per le prime qualche idea ognuno può farsela, l’ultima resta un enigma e per esorcizzare il senso di impotenza che deriva dal leggere nomi come “Fried padron peppers tapa” o “Viscimetric funk” non possiamo far altro che bere imbottigliamenti a garganella senza pietà.
E dunque ecco una sfilata di sei giovani Clynelish (pardon, distilleria n.26) che suona come la partita di ritorno di un’altra epica serata recensoria del passato. Per rimanere in clima calcistico, verranno schierati in campo come una squadra. E tutto questo senza assumere stupefacenti, sia messo a verbale. Ah, il colore è pressoché uguale per tutti, ci evitiamo la pantomima di dire “oro”, “oro antico”, “oruccio più chiaruccio”, “oro finto”, “oro canzone di Mango”, ecc.
Clynelish 26.138 “Aubergine taco” (2010/2020, SMWS, 52,8%)
“Taco alle melanzane”: first fill bourbon, 104 bottiglie. N: che paradiso liquido di frutta, torta paradiso, crema e cera d’api. Grande senso tattico, prestante fisicamente. Susine mature, ananas, cedro, tutto molto giallo: un centrocampista del Brasile dai piedi buoni. C’è poi anche una nota che ricorda il Tokaij, o forse è Moscato di Pantelleria, ad ogni modo un vino da dessert, denso e dolce, servito col pandoro caldo. Anche legno lasciato al sole con la sua bella vanillina che esonda ovunque. Si sente che ha temperamento, è uno di quei giocatori corretti, ma che se gli vengono i 5 minuti… Dietro si stende un mare di note marine, ciottoli, iodio. P: per citare Valentino Zagatti, “una cremina”. Oppure una Batida de coco, per rimanere dalle parti di Rio de Janeiro. Il barile di primo riempimento spinge tanto, ancora pasta di pandoro, brioche all’albicocca a nastro, burro, cocco appunto. Fornisce assist al bacio alla nostra gola assetata. La dolcezza è perfettamente accoppiata a guizzi tipicamente Highlands, che non sono granché carioca: un senso di sali minerali che frizzano sulla lingua e un accenno lontano di accendino appena azionato, che poi è un’idea di torbina e polvere pirica. Interdizione e costruzione, con qualche incursione in area avversaria. Gommose al cedro e zenzero in polvere, pepe bianco, cardamomo. F: ananas, sorbetto al mango, latte e legno piccante.
Uno di quei giocatori che ti fanno giocare bene e di cui ci si innamora. Magari un po’ eccessivo, ma soddisfacente, decisivo e piacevole anche per gli occhi. Uno di quelli un po’ ruffiani, che baciano la maglia, ma viva i ruffiani se sono così bravi, ricchi, dolci e minerali. Ah, i centrocampisti non possono essere minerali? 88/100.
Clynelish 26.139 “Foie grrrrrrrraaaaas!” (2011/2020, SMWS, 59,1%)
Beh, titolo abbastanza chiaro: 2nd fill bourbon barrel, 222 bottiglie. N: silenzioso, meno sfacciato e “pompato” del precedente, anche se ovviamente il canovaccio è lo stesso: ovvero frutta gialla (ananas, susina, melone giallo) e mineralità. Fisicamente più segaligno e nervosetto, un’ala guizzante. Il lato costiero (l’ala non gioca forse in costa?) qui forse, complice il barile meno attivo, si prende più la scena. In effetti c’è un senso come di sorbetto salato e citrosodina, con però dei guizzi più scuri, quasi torbatini ma che torbatini non sono. Grafite? Voglia di attaccare briga con gli avversari nel derby? Frizzante, più mentolato del precedente. Folleggia sulla fascia leggiadro e velenosetto e quando piove gioca meglio. Che vuol dire che diluito migliora, tocca spiegarvi tutto come Biscardi eh… P: chi l’avrebbe mai detto che questo mingherlino picchiasse così forte? Pronti, via, e pianta due tacchettate di pepe e alcol che ti lasciano stordito. E lui è già partito in fascia, tra un dribbling di limone, una rabona di pesca bianca e un doppiopasso di vaniglia, lasciandosi dietro sull’erba (eh, è erbaceo il ragazzo) una scia di liquirizia e polvere da sparo. Sui calzettoni, tracce di gesso e salsedine, anche se non risulta i giardinieri di San Siro traccino le righe con il sale. Come tutte le ali, non fa granché squadra e ha un carattere più respingente, aguzzo. L’acqua gli fa bene come un allenatore saggio, lo fa ragionare meglio, con lo schema 4-4-vaniglia-semi di senape. F: maggiorana, tanto sale e magnesio, limone e un accenno di torbina leggera. Aspirina. Per i difensori a cui fa girare la testa.
A nervi alcolici e scatto ci siamo, mancano un po’ di muscoli. In generale ha una tigna inaspettata, ma la qualità è assoluta. La sua manovra è meno ariosa di quella del compagno, va in verticale e affonda come una spada, si arrangia di gomitate nel costato del difensore e se serve alza la voce. Bel cavallo, poco domabile: 86/100.
Clynelish 26.140 “Chalk and ore” (2012/2020, 62,2%)
“Gesso e minerale”, first fill bourbon barrel, 230 bottiglie. N: estremo difensore, non passa niente, a questa gradazione non gli fanno gol neanche i gemelli Derrick. Poca frutta significa poca dimestichezza con il tocco di palla. Giusto qualche rilancio di cedro, pera, carambola e anice. Cambiamo proprio ruolo, nel senso che stiamo sul lato più chiuso di Clynelish, fra cordame di peschereccio e lana bagnata e un’aria fresca che spira fredda nell’area di rigore. Dire che spunta un accenno di benzina è fallo da espulsione come falciare il centravanti che ti ha dribblato? La casacca numero 1 è appena stata stirata, note di amido. E qualcuno ha piantato dell’assenzio sul dischetto. Col tempo si è fatto freschissimo, infatti mica corre per 90′ il portiere. P: la calma è la virtù dei forti, dei morti e dei porti(eri). Nonostante il grado abnorme tipo il testosterone di Seba Rossi, ti senti sicuro. Sai come andrà a finire: zenzero, limone, lemongrass, tisana al finocchio e davvero arbitro, non è come pensa, non è un insulto omofobo. Anche qui gesso, un accenno di cera anche se forse è più oleosità, sarà lo sputo sui guanti? L’alcol non lo scompone, ti guarda negli occhi e si beve un sorso dalla borraccia: con quell’iniezione di acqua, concentrato sul miele di tiglio e sulla gazzosa, dagli 11 metri ti ipnotizza. F: dà in escandescenze sottoforma di spezie, pepe, cardamomo e radici di cassia. Poi si quieta, saluta la curva a lungo e se ne va in una ola di sale che è la parte più emozionante della sua partita.
Rispetto ai compagni, è più statico e ingessato, non nel senso di più minerale, ma meno espressivo e vivace, più su note inerti di sassi, corde, iuta. Che è la versione scozzese della morra cinese, no? Dà sicurezza, incarna i valori della squadra. Magari non ti compri la maglia, ma con lui non perdi: 86/100.
Clynelish 26.141 “An ottoman tent of delightful aromatics” (2012/2020, SMWS, 62,4%)
“Una tenda ottomana di aromi deliziosi”, bel titolo lisergico. First fill bourbon barrel, 231 bottiglie. N: torniamo dalle parti di chi ha tocco di palla morbido e tecnica soave. Naso da fantasista, magari un po’ barocco ma decisivo. Danza leggero tra finte e controfinte, ogni dribbling uno shortbread al cocco. Ma quel che più colpisce è un cedro marittimo che si accompagna a frutti rossi acidini, ribes bianco, fragoline di bosco. Uno tira l’altro, come i colpi di tacco. Qualcosa di Pinot Nero altoatesino, minerale e teso, tiene alta l’attenzione. Se lo perdi di vista, ti infila. L’alcol è come il talento, non lo nascondi. Spunti di smalto e spezia, cumino e noce moscata, sono il dito. Ma noi guardiamo alla luna, cioè a una nota di carta oleata e paraffina elegante come un pallonetto da fuori area. Col tempo un’ombra di torba più netta si alza come un applauso dalla curva. P: una ricchezza luculliana, Raiola vorrà almeno il 25% degli aromi che sprigiona. C’è l’intensa coltre dolce di un babà salato, sciroppo di rose che cola sugli scarpini e la palla rimarrà attaccata per sempre. Ma non pensiamolo stucchevole come un gesto di fairplay nel derby. Sa essere pulito e severo. Pesca e uva cotte, mele, pera con la vaniglia e ogni genere di frutta cotta mescolata con l’esuberanza dei tannini del legno tostato. “Nocciole e zenzero” è un soprannome perfetto per un trequartista, Carlo Pellegatti – che in quanto a droghe pesanti e soprannomi come “L’usignolo di Kiev” rivaleggiava con la SMWS – apprezzerebbe. Il grado è pesante come le responsabilità di un contratto milionario, ma non si sente mai, il ragazzo gioca con la testa e il palato sgombri, lo beviamo come si beve gli avversari: in un sorso. F: cremoso, quasi torbatino, rotondo, eccellente. Lungo e aromatico, con accenni floreal/fruttidiboscosi. Siam venuti fin qua per farcelo versa’.
Pallone d’oro della serie, perché alla bonomia del primo abbina una capacità non comune di rendere facili le cose complesse. E dunque 62 gradi sembrano 48, il first fill sembra l’icona dell’eleganza e 7 anni sembrano 18. Fuoriclasse non comune. 89/100. Per dire, ci è piaciuto così tanto che ci siamo dimenticati di provarlo senz’acqua. Il più eloquente dei complimenti.
Clynelish 26.145 “Mood-lifting sanctuary” (2011/2020, SMWS, 58%)
“Il santuario del sollevamento dell’umore”, disciplina olimpica sicura ai prossimi Giochi. D’altronde se ci hanno messo il parkour… 2nd fill ex bourbon barrel, 239 bottiglie. N: un enigma, tipo quei giocatori dell’ex Jugoslavia che vincevano la Scarpa d’oro e poi arrivati in Italia al massimo vincevano le gare di Slivovitz nei bar di quartiere. Il debutto è così così, decisamente meno frutta e diverse note ai limiti dell’off: lana bagnata, terra, gusci di frutta secca, bucce di mela renetta e senape. Un sacco di matita temperata, evidentemente usata per firmare il contratto. Cocco essiccato, arancia essiccata, banana essiccata: ci avete essiccato con queste note essiccate. Pera e cereali, anche un po’ umidi e acidi. Non si capisce bene in che ruolo giochi, non è fresco per correre, non è stazzato per i contrasti. Sta lì, a rispondere male all’allenatore e a protestare con l’arbitro, anche sotto l’acqua che non lo modifica granché. P: gli abbiamo trovato un ruolo: l’attaccabrighe. Caustico, scorretto. Limone aspro, mandorla amara, zenzero piccante. Che tigna, che garra charrua! Ah no, è slavo, non uruguasgio come disce LeleAdani. Ha un lato erbaceo che con l’alcol diventa quasi anestetizzante: cardamomo, pepe verde, wasabi! E anche qualcosa di cenere di cilum, lievemente amaro ma piacevole (chinotto?). Col tempo tira fuori anche le mazze, nel senso di legno tostato violento. Poi come se non fosse accaduto nulla e non avesse spaccato sei tibie e quattro zigomi, fa un sorriso dolce da biscotti al miele, mette una punizione sotto il sette e abbraccia tutti con cera minerale. Psycho. Inzuppato d’acqua si amareggia e gli viene la malinconia, vien voglia di coccolarlo e dirgli “no dai, il whisky – pardon, il calcio – è anche piacevolezza”. F: caldo, piccante, legno e miele. Sal y limon.
Non è cattivo, ma sa farsi odiare e amare. Pochi fronzoli, grandi pause, ha bisogno di tanto tempo per ambientarsi a quel nuovo campionato che è la bevuta per diletto. Dialogare con i geni incompresi non è mai facile, ma qui proprio a volte si ha la sensazione di parlare un’altra lingua sportiva. Affilato, aggressivo, poco propenso al tiki taka e più alle tacchettate. Roba forte, roba spessa, roba che forse ti chiedi se non era meglio lasciarlo a giocare con i vari CSKA. Epperò poi no, perché basta una punizione sotto il sette o una nota di cera per farti esultare. 84/100.
Clynelish 26.154 “Cream and croissants” (2011/2020, SMWS, 58,2%)
“Cream and croissants”, il dizionario non serve. 2nd fill bourbon barrel, 247 bottiglie, distillato nel compleanno del nostro CEO Grosser. Omaggi servili a lui. N: la pulizia non è solo una voce a cui dare stellette su TripAdvisor, ma una stella polare. Tutta la fase è estremamente nitida: lo stop con il consueto senso di sorbetto al limone e mela verde. Testa alta, avanzata sicura palla al piede sospinto da brezza di mare e un accenno freddo, come di menta e uva spina. Poi il lancio chirurgico dalle retrovie che fende la difesa: 80 metri di perfezione fra cioccolato bianco, pesche bianche e panna montata. Le brioche del nome le mangi pure Maria Antonietta di Francia, qui ci cibiamo di arte elegante della difesa, con contorno di mele Granny. P: la scivolata a interrompere l’azione sa essere deliziosa come un tiraggir’. Ricorda un libero perché non parte in avanti, non va all’arrembaggio. Miele di acacia, zenzero candito, tartellette alle mele. E ora sì una barriera insuperabile di crema pasticcera salata, che è un ossimoro tipo “difensore goleador”. Il burro è una fascia da capitano al braccio, anche se forse in tutta questa battaglia di retroguardia un po’ più di gioco sporco non guasterebbe. Le noticine minerali e screziate sono in panchina, il palco è tutto di toffee e banana in un palato insolitamente morbido per lo stile di gioco della squadra. F: ancora crema, burro, pepe bianco, sale affumicato e senso della posizione.
Attaccate pure, lui veglia sicuro su di noi, baluardo solido ma non severo. Non sfoggia una rapidità di movimento e di note impressionante, ma tempi compassati e rotondità divine. Il palato più costiero e salato contribuisce alla sensazione di pulizia di cui sopra. Compostezza e piacevolezza anche senza diluizione, ben fatto. 87/100.
Sottofondo musicale consigliato: Cockney rejects – I’m forever blowing bubbles
One thought on “Botti da orbi: una squadra di Clynelish”
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