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DREAM WHISKY ‘AMERICAN OAK SERIES’: “Il viaggiatore” rye whiskey (2016/2022, 51.8%) VS “IL NIDO” American single malt (2016/2022, 51.8%)

Gigi Marzullo, il nostro nume tutelare, ci è apparso nottetempo e ci ha bisbigliato: “La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?”. E noi ci siamo svegliati tutti sudati ansimando, perché i ragazzi di Dream Whisky hanno lanciato una nuova serie di imbottigliamenti e noi non abbiamo ancora recensito la precedente. Che va beh, si sa che non recensiamo al primo appuntamento, ma Marco Maltagliati e Federico Mazzieri ormai li conosciamo da mo’ e dunque non abbiamo scuse, siamo semplicemente lenti da far schifo.
Ad ogni modo, proviamo a rimediare assaggiando il terzo e quarto imbottigliamento della serie American Oak, realizzata in collaborazione con il Jerry Thomas Project, lo speakeasy romano più famoso che ci sia. I primi due rilasci, Il Frutto e L’Ospite, ci erano molto piaciuti, quindi siamo curiosi.

“Il viaggiatore” rye whiskey (2016/2022, Dream whisky, 51.8%)
Un rye whiskey di 6 anni prodotto dalla distilleria (ormai chiusa) di Death’s Door, nel Wisconsin. C: rame. N: una raffica di amarene sotto spirito ci invade le narici, ora servirà qualcuno che ci estragga i noccioli. Sul serio, la sensazione è proprio quella della frutta conservata sotto alcool, magari con cannella e anice stellato. Senza dubbio spezie. Già, ma cosa? Noi che di prodottini di bellezza ce ne intendiamo, diremmo mirra, patchouli e incensi indiani. Molto profumato davvero, con una guizzante balsamicità di pigna e resina. Il naso è sticky: Coca Cola appiccicosa, torta di caramello e noci pecan, caramelle alla banana o alla violetta. Con sempre quella nota un po’ acidina (quasi acetica) di ribes o maracuja. P: bella sberla di intensità. C’è un calore dolce, che viene diretto dal legno, con arancia cotta zuccherata, sciroppo d’acero e frutta tropicale acidella. Poi c’è una bomba di spezie che arrivano dalla segale, che pungono la lingua. Liquirizia pura, pepe nero, zenzero, noce moscata. Cocco tostato che ricorda il bourbon. Il legno – nella sua anima più amarognola e astringente – arriva dopo, con un po’ di alcol a scaldare, forse troppo: qualcosa stride nel secondo palato, si disunisce forse. F: caramelle alla liquirizia e violetta, tabacco e pane nero. E mandarino.
Continuiamo ad amare questa serie. Di questo “viaggiatore” apprezziamo la potenza espressiva aromatica al naso e la mutevole complessità al palato, perché rispetto ai consueti rye riesce ad aggiungere un mattoncino in più: un mouthfeel completo, largo, che si conclude in un finale (troppo?) dolce, ma con un grande spessore. Insomma, si fa bere anche liscio, il che non è comune. Punticino in meno per quella punta troppo aggressiva in bocca: 86/100.

“Il nido” American single malt (2016/2022, Dream whisky, 51.8%)
Ancora un 6 anni dalla Death’s Door distillery, ma stavolta si tratta di un single malt distillato in pot still da orzo coltivato localmente. C: rame carico. N: c’è ancora una densità aromatica notevole, ma cambiano gli addendi. La frutta ad esempio è più rotonda, con pesca sciroppata, papaya, accostate alle note più classiche delle botti nuove, come legno tostato, burro d’arachidi, cocco. Anche qui fa capolino un senso di balsamo Tigre, che ricorda quasi la canfora. Ma più che altro è il legno a vincere, sembra di entrare in uno chalet di montagna, con anche foglie umide autunnali sul patio, muschio profumato qui e là. Dopo qualche minuto, ecco la prugna, come in un cognac giovane. P: rispetto al Viaggiatore, l’alcol è più integrato, il sorso infinitamente più morbido. Coca Cola anche qui, té zuccherato e con il miele, zucchero sciolto con l’Angostura nell’Old Fashioned. Insomma, dolce. Dolce e amaro insieme, però, perché il legno fa da contraltare netto. Aranciata rossa e mou. E cacao amaro. Insomma, un bel derby, equilibrato. F: caramello, chinotto e sciroppo al cardamomo, con una coda lunga e piacevole di menta.
Anche questo è un bell’animale da esposizione e da compagnia. Nel senso che è interessante dal punto di vista intellettuale, perché ha un profilo inusuale, ma è anche piacevole da bere, che poi è quel che tutti noi ricerchiamo. Rispetto al Viaggiatore ha un alcol meglio integrato, che non spara mai. Ma ha anche una dolcezza più smaccata, da Alpenliebe, a cui i cultori dello Scotch non sono abituati. Nel complesso, però, lo preferiamo per la maggiore compostezza. Si sa che siamo vecchi, moriremo democristiani: 87/100.

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