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yamazaki 18 yo (2018, ob, 43%)

Per salutare il rientro di Zuc San dal Paese del Sol Levante, andiamo con una bottiglia simbolica. Cento anni fa giusti giusti, a Shimamoto iniziava la storia del whisky giapponese. Era il 1923 quando Shinjiro Torii, fondatore di Suntory, inaugurò la distilleria Yamazaki, che non per caso è stata anche il simbolo del boom del single malt giapponese dell’ultimo decennio: era infatti uno Yamazaki (sherry cask 2013) il primo non scozzese a essere nominato da Jim Murray “Best single malt of the year” nella Whisky Bible 2015. Insomma, Yamazaki sta al whisky giapponese come Bob Marley al reggae e Corrado all’arte del notariato.
In virtù di questo, quando siamo andati a trovare Ansalone a Monaco e abbiamo visto una bottiglia di Yamazaki 18 anni non abbiamo resistito e abbiamo attinto un parco sample. Sempre meglio del parco della Vittoria. E’ il classico umorismo della prefettura di Osaka, se non ridete è un problema vostro. Il colore è un rame carico.

N: per parafrasare il romanzo di Jean-Claude Izzo, diciamo solo: intensità totale. Sembra il reame delle frutte secche, dalle castagne alle prugne essiccate, fino ai fichi. Però non pensatelo seduto su note boisé e disidratate, perché qui c’è anche la vivacità della frutta succosa, dall’arancia rossa alle pesche nettarine e all’albicocca. E mele rosse Morgan, quelle farinose, e litches. Insomma, c’è un’espressività inconsueta, una vivida piacevolezza che ben si sposa con l’eleganza del legno. Che è del tutto particolare, quasi aromatica (legni nobili, legno di rosa). Cambia spesso sfumatura, compare una nota vinosa lieve, quasi di umeshu, il vino di prugne giapponese. Ma anche un tratto più fresco, di eucalipto e canfora, con vaghi accenni floreali. E torta di spezie, con un impasto soffice di cacao. Bella vita.

P: largo e pieno, eccellente fin dal primo sorso. Si apre con parecchia liquirizia (anche con un accenno di violetta per nulla sgradevole) e con la frutta di cui sopra, a cui si aggiunge la mora. Rispetto al naso, si squaderna un’anima più pastosamente dolce, fatta di fudge burroso e crostata al caramello e noci pecan. Questa texture masticabile e ricchissima porta anche suggestioni di cotognata, marmellata di prugne, datteri e cioccolato. Anche resina odorosa. Sardapanalesco, nonostante la gradazione bassina. Il che significa che sia il distillato sia le botti sono clamorosi.

F: lungo, tostato e quasi cremoso: mokaccino, biscotti allo zenzero e Ricola al ribes nero. Mora, ancora.

I prezzi quasi immorali raggiunti dallo Yamazaki 18 anni lo hanno reso antipatico, ma questo è realmente un whisky di livello mondiale. Serge coglie una “macallaneità” che è la miglior definizione per un distillato ricco e dalla super-struttura, con note di cioccolato e arancia raffinate e golose. Eppure se dobbiamo citare la cosa che più ci è piaciuta, oltre al generale equilibrio nella potenza, è quel tocco di more che dal palato al finale ci ha fatto vibrare di piacere. 89/100 perché comunque qualche grado in più ci avrebbe fatto volare del tutto. Aquavitae lo ha in catalogo, ma le bocce sono sempre poche eh.

Sottofondo musicale consigliato: Gorillaz – Left hand Suzuki method

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