Torniamo nel luogo preferito da Giacomo. Che no, non è il celebre “Pompe(ii)” di Chiasso, tempio dell’amore angelicato a prezzi modici, ma Campbeltown. E nella fattispecie la Glengyle distillery dove si produce il suo malto d’elezione, il Kilkerran, di cui è collezionista avido, almeno tanto quanto è avido di bella vita e piaceri. Siano beati gli epicurei. E i clienti del Pompeii.
Oggi beviamo il batch numero 6 del Kilkerran 8 anni cask strength, che matura in botti ex sherry. Il colore è ramato intenso.

N: chiudiamo gli occhi. Siamo in un garage, sicuro. Odore di pneumatici, pastiglie dei freni surriscaldate, qualche goccia di diesel caduta sul pavimento. E ancora cartoni umidi, polvere, cuoio vecchio. Attrezzi di metallo unti. Insomma, un naso inorganico e sporco, da cui pian piano emergono note di nocino, uvetta appassita non ancora rinvenuta in alcol, perfino funghi secchi. Ecco, rimaniamo in cucina, perché qui c’è anche una dimensione di spezie ed erbe: dragoncello! E anche salsa Worchester. Gelée di mora in salamoia di olive nere. Che fanno accapponare la pelle, è vero, ma mica lo abbiamo distillato noi. E poi a dire il vero tutto si tiene, lo stile della casa è così. Un pizzico di aceto balsamico chiude la questione, insieme a del croccante alle arachidi.
P: come si leggeva nei fumetti di Tex Willer quando l’Apache si incazzava: “WOAH”. Bestiale questo ingresso, potente come si addice a un grado pieno spigoloso in sherry. E proprio l’Oloroso si prende la scena all’inizio, con frutta secca salata in quantità, ma ricoperta di paprika affumicata. Perché sì, c’è un bel fumino qui, che lega insieme i tannini e un senso di noci oleose. Tabacco da sigaro (anche già acceso…), frutti neri essiccati, arancia rossa. Il legno qui è più carico, ci sono foglie autunnali secche, caldarroste. Anche jerky beef, un po’ umami e un po’ fumè. Un goccio d’acqua schiude una dimensione più dolce, caramellata, che ricorda un panettone bruciacchiato e sapido, spalmato di marmellata di arance e fragole.
F: liquirizia salata, Oloroso secco, noci e cuoio. Molto lungo.
Sempre e comunque una bevuta VM18, per rimanere al Pompeii di Chiasso. C’è enorme potenza, ma anche un discreto controllo. Non deraglia nell’eccesso di botte, evitando l’effetto astringenza drammatica. Non ne berresti a secchi, perché è abbastanza sfidante, va ponderato e sorseggiato con rispetto e anche una punta di soggezione. Come quelle macchine che vanno guidate con perizia, che è un attimo finire fuori strada. Per noi un 88/100, senza possibilità di sindacare. O meglio, voi potete sindacare ovviamente, ma noi tanto il voto lo abbiamo già dato…
Sottofondo musicale consigliato: Asphix – Scorbutics