Noi che abbiamo fatto il linguistico con specializzazione in idiomi celtici, sappiamo fin dal ginnasio che “Dervenn” è il termine bretone che indica la quercia. Mentre voi passavate l’adolescenza a giocare con le declinazioni di videor e iubeo, noi si imparava il maschio lessico delle popolazioni del nord della Francia, altroché. Tenetevi il vostro latinorum, che noi ci nutriamo della lingua di Asterix…
Tutta sta boiata di intro per parlarvi del whisky di oggi, che proviene appunto dalla Bretagna, in particolare dalla Warenghem Distillerie, a Lannion. I posti sono splendidi, fidatevi. E anche il cibo e la gente, quindi se vi capita fateci una capatina. Ma tornando al nome, questo imbottigliamento limitato si chiama “Dervenn” perché il single malt matura per 10 anni in botti vergini di rovere bretone. Ne hanno fatte 2mila bottiglie e il colore è un oro con riflessi zafferano.
N: molto aromatico, con una spiccata predisposizione per le note verdi e balsamiche, ma non mentolate: abbiamo timo, prezzemolo e coriandolo, per essere precisi. La frutta è quella standard, quindi mela, pera e limone. E anche un tocco di lime, in una crema di vaniglia. Delicato e particolare, ricorda un qualche intingolo sudamericano, quelle salse di marinatura a base di agrumi, i condimenti della ceviche. Sì, oggi ci gira così. E diciamo anche fortissimo: sogliola al limone e prezzemolo! Qualcuno scolpisce nel marmo della storia una sentenza: è un Mackmyra più elegante e sour. Sono frasi destinate a segnare il futuro delle recensioni per generazioni. Epperò non è sbagliato eh: si sente un carattere non propriamente scozzese e un’azione molto spinta del legno, in questo ci sono similitudini con certe botti piccole usate nella distilleria svedese.
P: più basico rispetto al naso, quindi un palato subito gradevole che si apre con mela, vaniglia, cereali della colazione e una nota tostata che ricorda l’avena del porridge appena prima di aggiungerci il latte. La frutta secca (arachidi) è evidente, il corpo abbastanza oleoso. C’è anche un lontano accenno di fumino leggero, quasi a suggerire una punta di torba. Zucchero vanigliato, legno piccante (zenzero) e chips di mela golden. La tostatura è in crescendo.
F: cereali, nocciole e un retrogusto quasi affumicato.
Una bella esperienza. Non è che la nostra vita sia svoltata per questo whisky, intendiamoci. Però è istruttivo assaggiarlo, perché ti riporta a riflettere su quanto il legno sia sempre e comunque sovrano. Qui nella fattispecie regala sfumature molto vegetali che aumentano la freschezza soprattutto dell’olfatto. Nel palato invece spunta questa tostatura interessante. Insomma, bello, ci vivremmo anche: 85/100.
Sottofondo musicale consigliato: Oak – Disintegrate II
