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Tre bruichladdich a confronto senza alcuna motivazione plausibile

Il gabinetto delle meraviglie del dottor De Rosa custodisce delle chicche impensabili. Non abbiamo mai avuto il coraggio di chiedere perché dalle sue scatole preziose spuntino talvolta samples dagli anni Ottanta di imbottigliatori oscuri inattivi da decenni, perché sappiamo che Corrado è geloso delle sue fonti di approvvigionamento di campioncini. Per cui beviamo, ringraziamo, e più non dimandiamo, come Dante al cospetto di Virgilio. Oggi tre Bruichladdich senza nessi tra loro.

Bruichladdich “The Norrie Campbell tribute bottling” 3D3 Third edition (2009, OB, 46%)
Norrie Campbell era l’ultimo tagliatore di torba tradizionale che lavorava per Bruichladdich. Per la sua scomparsa, Jim McEwan, allora dominus assoluto della distilleria, creò tre whisky. Questo è l’ultimo, con malto torbato ovviamente, data la professione di Norrie. Piccola postilla: 3D3 significa: 3 vintages, 3 warehouses e 3 livelli di torbatura. C: oro carico. N: sembra vecchissimo ma non lo è. Eppure poco meno di 15 anni in bottiglia hanno raffinato il malto già di per sé ricco di Bruichladdich. Tanta frutta matura, dal melone al mango fino a un’albicocca pastosa. Molto “arancione”. Budino di frutta, mandarino e kiwi gold. C’è poi una parte costiera, tra erica, mare e iodio. Il chicco d’orzo impera, ma non diremmo mai la parola “torba”: al massimo un filo di cereale affumicato. P: manca un po’ di spunto, la sensazione è che la diluizione abbia un po’ “seduto” il whisky. Succo di frutta un po’ annacquato, il primo sorso è facile come nemmeno Whisky Facile. Geleé all’ananas, succo tropicale, corn flakes con una spolverata di minerali e polvere da sparo. F: frutta, zucchero e un filo di polvere (non da sparo, normale). Breve ma buono.
Il corrispettivo di un succhino all’intervallo a scuola. Il naso lasciava presagire qualcosa di più evoluto e strutturato, ma al palato tutto si semplifica molto, forse un po’ troppo. E la torba è una presenza quasi impercettibile: 84/100.

Bruichladdich Full Strength second edition (1994/2005, OB, 56.5%)
Seconda edizione della serie a grado pieno, è un whisky “maturato in botti di rovere”. Capirai la precisione… C: oro antico. N: interessante, a primo naso avremmo giurato fosse un Highland Park. C’è questa torbina minerale con una screziatura vagamente sulfurea, come di terra vulcanica, che ci itnriga. Orzo come se piovesse, o meglio come se piovesse ma noi fossimo dentro in un malting floor. Frutta secca (nocciole tostate) e chicco d’orzo essiccato che ti fanno assaggiare nei tour guidati delle distillerie. Crosta di pane con l’uvetta e tartellette alle mele. P: biscotto alle mele, pane all’uvetta (e questo l’abbiamo già detto). Ma d’altronde è di una coerenza adamantina. Pasta di panettone lievitato, grano cotto, colomba con la sua copertura di glassa e mandorle. E candito di cedro. Praticamente sa di dolciumi delle festività. Masticabile e pieno, è un inno al cereale, ma con un guizzo di sale. Anzi di burro salato!. F: torbina, vaniglia, torta di rose e quel capolavoro di dolce bretone a base di burro che si chiama Kouign-Amann.
Davvero ottimo, perché raccoglie in sé i due grandi punti forti di Bruichladdich, ovvero la mineralità legata indissolubilmente a un malto rotondo e cerealoso come pochi altri al mondo. Nonostante il grado altino, riesce a essere pienamente soddisfacente e bevibile, molto saporito: 89/100.

Bruichladdich “De viris illustribus” (1983/1995, Moon Import, 50%)
Un Laddie degli anni ’80 importato da Bepi Mongiardino non è cosa da tutti i giorni. C: ambra chiara. N: come un musical a Broadway: spettacolare. Si apre con una frutta esotica matura tutta tempestata di mineralità, una roba da volare via. Prugna – che non è esotica, ok -, ciliegie bianche – neanche loro esotiche -, mango e litchees. Croccante, anzi krokkante, che fa ancora più crock. Diremo una cosa molto surrealista: sa di sedano senza sedano, ovvero c’è una croccantezza aromatica senza per forza avere le note verdi del sedano. Potremmo anche dire che sa di daikon, ma senza l’amarezza radical chic della radice. Ma forse possiamo piantarla lì. Un accenno di sherry sulfureo, infusi di erbe, fantasmi vinosi (pesche al vino) e ribes bianco. Un naso fruttato, fresco e scrocchiarello con un sacco di sfumature. P: pieno e soddisfacente, la botte rilascia tanto, ai limiti del troppo, ma per fortuna non esonda mai. Ancora quel tocco sulfureo accompagna la frutta matura (pesca e prugna secca). Compare dell’uvetta al Marsala e noi la salutiamo con calore. Vellutato, nonostante compaia anche un guizzo di torba terrosa e un filo di gomma. La caramella al lampone perdona ogni cosa. F: lungo, di nuovo fruttato (pesca, arancia, uvetta), con una bella torbina e té iper-infuso che allappa.
91/100 e passa la paura. Buono, tanto, diverso. Ma dato che abbiamo studiato “humanities” e sappiamo esprimerci anche oltre un elenco di aggettivi qualificativi, diremo che è un Bruichladdich di un altro tempo, con i pregi di quegli anni (una seducente eleganza) e con una sorprendente croccantezza in più.

Sottofondo musicale consigliato: Subsonica feat Franco Battiato – Up patriots to arms

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