Continuiamo a bighellonare nel regno di Chorlton, e in particolare dalle parti della serie “Nouvelle vague”, caratterizzata dalle illustrazioni tratte dai Tacuina sanitatis medievali, in cui si davano consigli per una vita sana. Abbiamo i nostri dubbi che bere bottiglie di Scotch a oltre 50% faccia parte di quei consigli, ma non stiamo qui a cercare il pelo nel Glencairn. Oggi tocca a un hogshead di Teaninich invecchiato 12 anni che ha dato 320 bottiglie. Teaninich è una delle distillerie più settentrionali di Scozia, qualche miglio a nord di Inverness, ed è l’unica ad utilizzare la pressa mash filter per ottenere il wort. Sapevatelo. Il colore è oro, oroooo, orooooooo, quanto oro di darei… Mango, esci da questo corpo.

N: delicato e carezzevole, come un velo di miele d’acacia sulle mele golden sugose tagliate a fettine e pronte per farci la torta. A questa immagine gialla fa seguito subito qualcosa di più arancione, come le clementine e una tortina di carote. Caldo e dolce, ha quel naso invitante di certe merende: burro e zucchero, budino alla vaniglia. Cremoso, lattoso. Una nota ci si inchioda nel cervello con un tassello: l’Orzoro! Lo dicevamo che sa di merenda e colazione! Una spolveratina di noce moscata a dare un pizzico di spezie. L’acqua aumenta la parte agrumata, con pompelmo soprattutto. Ma è forse sedano quel che sentiamo ora? O abbiamo il pinzimonio nel taschino?
P: prosegue sulla falsa riga della merenda, attaccando dolce e godurioso e primo impatto bello oleosetto. Ciocorì al latte, pandoro. Poi però ecco che a sorpresa cambia il paesaggio: si fa abbastanza improvvisamente severo, e il legno che finora non aveva dato grandi scossoni inizia a fare la voce grossa: liquirizia, noccioli di amarena, bucce di mela rossa. Insomma, tannico. E anche un po’ vinosetto, molto secco. Ma proprio tanto secco, dritto come un fuso, asciutto, virile e marziale come il generale Vannacci vorrebbe. Con acqua questo rigore si stempera un attimo, e lasciandosi andare si fa anche più godibile.
F: medio-lungo e pulito, con malto, legno, buccia di pompelmo e speziette.
Molto buono, l’ideale per quando si ha voglia di un whisky esclusivo, nel senso che i perditempo devono astenersi. Non un profilo comunissimo, anche perché a dire la verità l’esperienza cambia tra l’olfatto e il palato. Un Highlander più nitido rispetto al Ben Nevis di ieri, ma che ha in sé tutte le potenzialità dei malti delle terre alte e che con due gocce d’acqua diventa eccellente: 87/100.
Sottofondo musicale consigliato: The Idles – Colossus