Non c’è due senza tre e il whisky vien da sé. Si procede stoicamente a recensire le Diageo Special Releases 2023 protagoniste della serata organizzata dal Milano Whisky Festival al Mulligan’s pub di Beppe Bertoni. Di Roseisle e di Talisker vi abbiamo già detto, ora tocca a un altro nome tradizionalmente molto amato sul mercato italiano, ovvero Oban. La distilleria dell’omonimo pittoresco villaggio di pescatori è tra le preferite dagli appassionati nostrani soprattutto per il lavoro di evangelizzazione fatto da Franco Gasparri in decenni da ambasciatore Diageo in Italia. Oggi, però, non parliamo del classico 14 anni, ma di un 11 anni a grado pieno affinato in botti di rum caraibico da alambicco pot still.
Il sottotitolo recita “The soul of Calypso”, che è evocativo per due motivi: Calipso nella mitologia greca è la ninfa marina che si innamora di Ulisse e lo tiene prigioniero sull’isola di Ogigia, e sta a simboleggiare l’anima marina di Oban; ma il Calypso è anche un tipo di musica folcloristica caraibica di origine afroamericana, simbolo del finish in rum casks. Bello tutto, il colore è molto pallido, con riflessi quasi verdini.
N. e in effetti anche il naso è verde, ma proprio una sinestesia clamorosa. Lime, ananas acerbo, succo di canna vergine, sorbetto alla mela Granny Smith. Altre cose verdi ne abbiamo? No, non sa di rucola, però più passa il tempo e più la dimensione asprigna si fa dominante. Un’immagine ci si incastona nel cervello: profuma di Sprite salata! Tutto è giocato sui toni croccanti ed acerbi della frutta esotica agra, dei vegetali dolcini. Un filo di fumo avvolge una macedonia di melone bianco e mango verde, con qualcosa di sporchino. Minerale: stireria e un piacevole tocco di incenso. Con acqua, non cambia quasi per nulla, forse compare del miele. Stabile, magari un po’ etereo, ecco, ci si sarebbe aspettati un po’ di muscolo in più dal pot still rum.
P. partiamo con due considerazioni preliminari: l’alcol è centrato e ben integrato e l’apporto del rum è qui più evidente. Il primo sorso è una bella sberla di vernice. Poi ritornano le note verdi: alle sensazioni precedenti di canna da zucchero, lime e platano, si aggiunge una dimensione più compiutamente erbacea, che parte dall’indivia e arriva a piante balsamiche, menta e assenzio in testa. Ginger ale, anche! Allappa lievemente in bocca, emerge il sapore del rum bianco con le sue spezie, a cui si somma un tocco di curry verde affumicato. Diluito, si fa più abbordabile ma con punte di amarognolo: albedo di pomelo e mandorle amare.
F. medio lungo, vegetale, un mix di zucchero, sale e bucce di agrumi. Lascia una bocca piacevolmente dolcina.
Non siamo nel campo della banalità, e questo è scontato. Un Oban insolito, allo stesso tempo anoressico e agghindato. Il corpo è esile, sembra vaporizzarsi dell’aria; eppure non è nudo, il barile interviene sensibilmente con il suo portato di note vegetali. Rum sì, ma diverso da come ce lo saremmo aspettati, e questo è senz’altro un motivo di vanto. Non il più rispettoso del dna della distilleria, ma neppure un tradimento da lavare con il sangue. Meglio del Talisker, eh: 85/100. Che è comunque un’altra cosa rispetto all’eccellente versione del 2021.
Sottofondo musicale consigliato: King Dude – Lucifer’s the light of the world
