Il banchetto di WineTip al Milano Whisky Festival è sempre affascinante. Si trovano cose curiose, cose magiche, cose rare, cose spuntate dal passato come reperti di un tempo sospeso. In pratica, è come il Safarà, il negozio transdimensionale dove Dylan Dog compra il modellino di galeone impossibile da finire. Solo che per fortuna non è gestito dal sinistro Hamlin, ma dal simpatico francese Martial Hernandez. Il quale l’ultima volta ci ha versato da un decanter un bicchiere di quello buono. Nella fattispecie un Bruichladdich di 15 anni rilasciato per il mercato italiano nel 1981 per celebrare il centenario della distilleria fondata dai fratelli Harvey sulle rive del Loch Indaal, costa occidentale di Islay. Vediamo com’è questo pezzo di storia liquida, Giuda ballerino! Il colore è oro. Ah, ne esiste anche una versione a 43%, ma noi abbiamo nel bicchiere quella col rinforzino.
N: particolarmente profumato e particolarmente salottiero. Nel senso che è tutto coerente con gli aromi di un soggiorno ammobiliato: legno, fiori d’arancio in un vaso, cera. Poi va beh, non è che sappia anche di tv a 55 pollici eh, ci sono altre cose. Per esempio c’è del miele millefiori e quei dolcetti di mandorla turchi. Un fumino leggero e della frutta. Succo di pesca, poi papaya, guava e ananas, ma tutto candito, niente di fresco. Un fumino leggero e del cioccolato al latte. Té alle erbe e un senso crescente di legno, resina, potpourri.
P: adieu, bon voyage. Ahinoi è andato, e non ha salutato quando è partito. Corto, un po’ amaro, il grado crollato drammaticamente come un maratoneta stroncato dai crampi. C’è della liquirizia (legnetto), dell’arancia amara, un po’ di pepe e cioccolato alla menta. Foglie. Che peccato mortale si sia perso così per strada. Un goccio d’acqua lo annienta del tutto, niente da fare.
F: amarognolo e piccantino, con un senso curioso di balsamico ed erbe. Amarognole appunto.
Non è un giudizio equo, ci appelliamo al diritto di astenerci. Come dite, non godiamo di questo diritto? Allora spieghiamo: questi decanter molto scenografici sono stati un disastro per lo Scotch. Lo sono stati perché i tappi di sughero così grandi hanno fatto danni al liquido, impedendo una corretta conservazione. Il risultato sono whisky eccezionali che negli anni hanno perso tutto il corpo e il grado. Questo Bruichladdich non fa eccezione, ragion per cui votarlo lascia il tempo che trova, come recensire una Lamborghini inchiodata contro un palo in tangenziale. Cosa volete dire, che è rotta? Ovvio. Comunque, il naso è incantevole, anche se un po’ vira al legno. Il palato è smontato pezzo per pezzo dal tempo caino che si accanisce sul divino nettare e lo rende irriconoscibile. Vogliamo dare un voto che provi a fare una media? 80/100, ma non ci crediamo granché neppure noi. E ringraziamo Martial per averci fatto provare comunque qualcosa di epico.
p.s. in rete si trovano ancora in asta, e tutte le foto mostrano bottiglie dal livello assai basso. Quindi la storia del tappo che uccide il whisky non è una nostra invenzione…
Sottofondo musicale consigliato: Green Day – Boulevard of broken dreams