Siccome facciamo schifo, non c’è mai fine alle nefandezze di cui possiamo macchiarci. Per esempio aspettare 5 anni per recensire un imbottigliamento celebrativo. Però, dato che il nostro amico è di buon carattere e sportivo come tutti i rugbisti, sappiamo che non se la prenderà per il ritardo. Stiamo parlando di Martial Hernandez, responsabile vendite di WineTip, per cui cura anche una splendida selezione di distillati che abbiamo avuto modo di sbirciare in passato rimanendo a bocca aperta. Nella fattispecie, questo imbottigliamento per il ventesimo anniversario di WineTip è nato un po’ sventurato, perché poco dopo il lancio il Covid ha azzerato le possibilità di presentazione e insomma, è andata così. Recuperiamo il tempo perso: trattasi di un single grain di 20 anni di Cooper’s Choice, un Port Dundas. Il colore ricorda lo Chardonnay, forse perché in vita nostra ne abbiamo bevute delle betoniere.
N. pare incredibile, ma oltre a sembrare Chardonnay, profuma anche di Chardonnay. Di sicuro qualche nota fresca, fruttata e affilata che ricorda i vini bianchi. Il naso in generale sembra molto delicato, non il classico grain un po’ bolso: la dolcezza è di confetto, poi ci sono limone e un guizzo floreale. Forse capita anche a voi, ma ogni tanto i whisky sembrano comunicare dei colori. Quelli bravi la definiscono sinestesia, e in questo caso questo dram è intensamente bianco. Litchees, uva spina, petali, ma anche legno fresco. Perché quando la snasata si fa potente tipo Uma Thurman in “Pulp Fiction”, ecco emergere quel tocco di solvente di mobilio che spesso si accompagna ai grain.
P. l’attacco non è esplosivo. Si accontenta di un ingresso gentile, ma senza picchi di intensità. Un velo di miele mille fiori, un tocco di mela, una spolverata di buccia di limone e un senso di glassa della torta nuziale (è diversa dalle altre glasse? Chi lo sa, di sicuro è più imbevuta d’amore e romanticismo…). Pian piano si fa più interessante, emergono cereale e pasta di mandorle, con un bel mix di spezie (pepe bianco e zenzero in polvere). Forse l’alcol è un filo troppo evidente.
F. mandorla amara, zenzero, pulito.
I single grain sono animali strani. Spesso si presentano con invecchiamenti molto significativi, e dunque la tentazione è giudicarli con lo stesso metro di giudizio dei single malt. Il che sarebbe un errore, perché non si può pretendere la stessa profondità di suggestioni per ragioni tecniche, dato che la distillazione continua dà uno spirito molto più neutro. Fatta questa doverosa premessa, parliamo del Port Dundas di Martial, che è sorprendentemente piacevole, quasi aggraziato al naso, con accenni delicati che non ci aspettavamo. In bocca mostra di più i limiti del grain, ma ha il merito non secondario di rimanere sempre nei binari, senza esagerazioni di dolcezza né di legnosità. Morale: un grain ben selezionato, interessante, che non regala paradisi artificiali di gioie ma si fa bere volentieri. Un 83/100 meritato, bravò Martial!
Sottofondo musicale consigliato: Charlotte Gainsbourg – Le chat du café des artistes
