Diecimila metri e non sentirli. Non stiamo parlando di alpinismo, ma della superficie in metri quadri del Superstudio Maxi di Milano, dove ormai parecchie settimane fa si è tenuto il Velier Live, in pratica la Gardaland – ma che diciamo, la Disneyland! – degli alcolici, tutta dedicata ai marchi dell’azienda di Luca Gargano. Diecimila metri quadri di esperienze, stand, idee, presentazioni, cocktail, bottiglie, cultura, piaceri ed edonismi vari. Sul serio pensavate che fossimo mancati? Giammai!
In diverse vesti, chi travestito da suora, chi da Hulk, chi da giornalista, eravamo quasi tutti lì, vorticosamente sballottati da una suggestione all’altra. Così, tra un “aperitivo tonico” e un pairing di Armagnac e camembert, tra un ramen e un patanegra, i mezcal più buoni del mondo e un Highland Park 30 anni, ci è capitato di assistere alla presentazione dell’ultimo progetto di Gargano. Un’occasione ottima per poi far man bassa di samples.
Il progetto si chiama “Triple Entente” ed è una confezione di tre bottiglie (600 esemplari) di tre rum bianchi provenienti da tre delle poche distillerie rimaste indipendenti: Foursquare, Neisson e Hampden. Alla presenza di Gregory Neisson e di Richard Seale, è stata quindi svelata questa nuova creazione. Distillerie da tre territori molto distinti (Barbados, Martinica e Giamaica), che fanno rum a partire da materie diverse – succo di canna, melassa o un mix – con alambicchi diversi: inevitabile che i profili organolettici siano diversi, espressioni di culture e storie particolari. Quel che li unisce è la “velieristica” passione per la trasparenza e l’autenticità.
Ecco come sono (ma senza voto).
Hampden Jamaica pure single rum (2024, 62%)
Un “high ester” rum giamaicano più o meno da manuale, con un naso esplosivo e non facile. Note divisive, impatto duro: pelle di salame, acquaragia, la frutta tropicale iper-matura rimane un passo indietro. Non il più funky degli Hampden, ma se possibile ancor più oscuro del solito. Ha perfino qualche nota terrosa, insolita. In bocca rimane complicato, si fa più erbaceo e amarognolo, ananas acerbo, smalti vari e tintura di iodio. Finale severo, non proprio vellutato.
Neisson Martinique rhum blanc agricole (2024, 52.5%)
Un rhum agricole come AOC (il disciplinare) comanda, prodotto con fermentazioni lunghissime da 96 a 124 ore e con otto varietà diverse di canna. Al naso si apre anche questo con delle sensazioni diversamente piacevoli, che partono dalla mela fermentata e arrivano alla verdura, alle note di zuppa e compost, alla conserva di pomodoro. Magie del succo di canna. Al palato sembra aggiustarsi, la dolcezza del succo di canna diventa protagonista, si aggiungono sensazioni di erbe aromatiche (timo soprattutto) e un filo lontano di fumo che si prolunga in un finale medio lungo, vegetale e salino.
Foursquare Barbados pure single rum (2024, 62%)
Blended di melassa e succo fermentati tra i 2 giorni e le 3 settimane. Una sola la varietà di canna utilizzata. Nonostante la gradazione tonante, è il più fruttato, aperto ed espressivo dei tre: mango, ma anche mela cotta, litchees. E una bella parte di liquirizia, quasi tostata. Al palato è pieno, avvolgente e masticabile, con un alcol ben integrato e un equilibrio quasi miracoloso fra frutta e parte oleosa. Qualcosa di zucchero filato, anche. Finale più secco, tutto sulla liquirizia e la buccia di mela, per il rum che fra i tre spicca per maggior bilanciamento e bevibilità. Se si può dire bevibile un rum di 62%.
Siccome però non ci sappiamo trattenere, abbiamo rastrellato altri campioni: 5 Foursquare a grado pieno, tanto per cominciare (con il voto).
Foursquare Absolutio (2024, 62%)
Un 15 anni invecchiato per 10 anni in botti ex bourbon e 5 in porto. 4800 bottiglie. N: scuro e profondo, immediatamente umami e con una parte acetica importante: Tabasco chipotle, aceto balsamico, Vegemite, paprika. Quasi peperoni. Ci sono poi melassa, noci, polvere (sia cacao, sia caffè, sia polvere proprio). Con acqua la parte acetica aumenta. P: non così estremo, e dopo l’attacco ancora acetico si fa dolcissimo, tra caramello, marmellata di more e datteri. Legno e pepe nero, “figli” del barile di porto. Anche qui, la diluizione non aiuta. F: la parte migliore, più morbido, con uvetta dragée e panettone.
Attacca difficilissimo, pian piano si sistema. Ma il porto è così, infido. E 5 anni non passano invano neanche per un rum tropicale a grado pieno, percui ci sta. Diamo un 86/100 perché in effetti il finale è più che piacevole. E perché a suo modo è unico.
Foursquare Patrimonio (2004/2019, 58%)
Un “single blended” con rum di Barbados e non solo. Double maturation di 14 anni in barili di bourbon e sherry, tirato in 6mila bottiglie. N: carico, con il legno sugli scudi: il che significa noci, bastoncini di liquirizia e cantina. La melassa è bella potente, si mescola a cola e cacao, uvetta e Amaretto. Il vino di sherry emerge col tempo. Con acqua la parte mandorlata si apre ulteriormente. P: muscolare e da dessert, il primo sorso ricorda i tiramisù grassi, lo zabaione e il cioccolato fondente. L’alcol è presente, non si nasconde. Con due gocce d’acqua il cacao puro emerge in amarezza e acidità. F: astringente, si stempera solo nel tempo: pan di spagna e marmellata alla ciliegia. Acqua vade retro: lo rende allappante.
Bombastico, ricchissimo, sta stretto nel bicchiere e nei nostri sensi. Esonda di sensazioni, non un capolavoro di eleganza, ma un capolavoro di potenza: 88/100.
Foursquare Raconteur (2023, 61%)
Siamo di fronte al decano dei Foursquare imbottigliati con Velier: 17 anni. Una release che celebra due “narratori”, ovvero Luca Gargano e lo scomparso Stephen Remsberg, il più grande collezionista di rum al mondo prima che le sue bottiglie passassero a Luca. Un single blended rum dalla composizione complicata: un distillato in double retort pot still di rame invecchiato 17 anni in botti ex bourbon e un distillato nella tradizionale twin column Coffey still, invecchiato 5 anni in bourbon e 12 anni in Oloroso. Che complicanza. N: dolce e liquoroso, che fa rima con Oloroso e cioccolatoso. Tartufini al cioccolato, boeri (non l’architetto). L’alcol è incredibilmente integrato, si moltiplicano note di babà e maraschino, poi pian piano si fa più grasso: burro, Nutella alle erbe, cola. Anche foglie di noci e ananas. Inebriante. P: l’impatto è ottimo, di nuovo l’alcol è morbido. Melassa sugli scudi, ma arricchita da papaya candita e chinotto. Una liquirizia potente si fa strada, l’astringenza è presente ma si ferma prima di risultare sgradevole. F: lungo, con agrumi dolci, crema di caffè e legno quanto basta.
Sontuoso, da 91/100. Una ricchezza di sorso da nababbo arabo, c’è opulenza ovunque. Ma senza mai svaccare, senza mai perdere la tensione. E l’alcol, ragazzi, quanto è ben integrato. Chapeau.
Foursquare Sassafras (2020, 61%)
Single blended distillato nella colonna Coffey still e in parte nel double retort pot still. Maturazione di 3 anni in botti ex bourbon e 11 in barili ex Cognac. N: sa di gentiluomo, ovvero di tabacchi e velluti, poltrone di cuoio e legno di libreria. Forse libreria un po’ umida, ecco. C’è una suadente decadenza olfattiva che ricorda i fiori avvizziti, i tendaggi coperti da appretto e prodotti per la pulizia d’altri tempi. Melissa, prugne secche che ricordano il Cognac. Miele di castagno. Con acqua, note di té all’arancia. P: qui il legno diventa protagonista dell’arredamento, pardon del palato. Té molto infuso, mandorle, Grand Marnier: praticamente sa di merenda di anziane alcolizzate. La parte dolce è molto natalizia, con cannella, biscotti allo zenzero e canditi. Dolcezza in crescendo, tra datteri e pesche sciroppate. C’è anche qualcosa di fresco, che ricorda gli After Eight alla menta. F: bancali di frutta esotica (papaya) essiccata, ancora tabacco e cioccolato.
Più elegante del Raconteur, forse meno travolgente ma sicuramente altrettanto ben bilanciato. La punta di legno più percepibile ci fa dare un punticino in meno, 89/100. Ma vogliamo fare un piccolo disclaimer: è uno di quei rum che cambiano a seconda della situazione. A volte potreste prenderlo per un po’ timido, altre dargli un voto ancor più alto perché inebriati.
Foursquare Principia (2008/2017, 62%)
Terzo imbottigliamento della collaborazione Seale-Gargano. Single blended invecchiato 3 anni in bourbon e 6 in barili ex sherry, che appunto erano le botti usate in principio da Foursquare per l’export. 5400 bottiglie, anche qui mix di column still e double retort. N: profumato e aperto, molto succoso: papaya e prugne, arance e banane. Insomma, frutta come se fosse Antani soltanto in due come vicesindaco. Si scherza, amici nostri. Molto piacevole, una puntina di smalto in un mare di marmellate e prodotti dolciari con frutta cotta, dallo strudel alle tarte tatin. L’alcol è perfettamente integrato e non brucia. P: meno potente del Patrimonio, si apre dolce (croccante di mandorle), poi si fa più secco e affilato. Comandano le spezie, insieme a bucce di pompelmo rosa: pepe nero, zenzero e anche macis. Anche qui alcol magicamente impercettibile. Il retrogusto richiama l’acquavite di prugne. Con acqua tiene bene e ricorda le praline alla nocciola. F: spezie e legno, liquirizia piccante e cacao al chili.
Il più fruttato di tutti, e anche forse il più variegato, quello in cui il barile ha monopolizzato meno il risultato finale. In effetti l’invecchiamento è sensibilmente più ridotto rispetto per esempio al Raconteur. Diamo un 90/100 convinti.