La Lakes distillery, che il nostro inviato Zuc ha raccontato qualche anno fa nella sua rubrichetta, è ormai stabilmente una delle realtà più solide e interessanti dell’universo del whisky inglese, in espansione come i gas nel duodeno dopo la fagiolata. Nata nel 2011, primo liquido sgorgato dagli alambicchi nel 2015, la distilleria del Lake District, nel nord ovest dell’Inghilterra, ha attraversato una vera e propria rivoluzione recentemente. Il whisky maker, nonché whisky nerd, nonché whisky guru, Dhavall Gandhi ha lasciato nel 2022 per fondare un nuovo progetto, Kandoblanc. Inoltre, proprio a giugno è stata ufficializzata l’acquisizione della distilleria (per 71 milioni di sterline) da parte del gruppo vinicolo Nyetimber. Insomma, aria di cambiamenti radicali.
Contestualmente, il lancio di releases sempre nuove e sempre molto incentrate sui barili ex sherry di qualità assoluta è continuato. E in quest’ottica è stata lanciata la “Apex collection”, l’apice della produzione di Lakes, appunto. Due edizioni sperimentali ultra-premium in cui si è utilizzata la tecnica dell’elevage, tipica del cognac, dove il maître de chai interviene durante l’invecchiamento spostando, calibrando, travasando e massaggiando (no questo no) i barili, così da ottenere l’effetto di maturazione voluto. Per esempio, se un barile posto in alto nel magazzino, dove la temperatura è più alta, “corre” un po’ troppo nell’interazione tra spirito e legno, lo si sposta in una zona più fresca, e così via.
La release “Velocity” ce la siamo persa, la “Revoluciòn” invece no. Hasta Lakes siempre! Stiamo parlando di 702 bottiglie di single malt invecchiato in botti ex Oloroso ed ex Pedro Ximenez selezionate per “creare aromi e fragranze simili al rum”. Ordunque, la prima cosa che ci viene in mente è: ma allora potevate distillare rum! Perché dovrei bere un whisky che sa di rum quando posso comprare un rum? Ma non saremo polemici e lo berremo senza allungarla troppo, che nelle rivoluzioni quelli che fanno i precisini di solito finiscono ghigliottinati. Il colore è un cremisi splendido, sembra il sangue di una divinità metallica. E con questa possiamo bere.

N: inizialmente socchiuso, quasi timoroso di esprimersi appieno. Poi, pian piano, fanno capolino sulla soglia del naso tutte le note tipiche dello sherry, a partire dall’uvetta sultanina. Ammollata nel rum, però! Prima di procedere, vi giuriamo che la storia delle botti l’abbiamo letta dopo la degustazione, quindi non c’è stato condizionamento. Comunque, oltre all’uvetta ci sono le altre note del PX, come mirtilli rossi, cannella, Christmas Pudding, datteri. Castagnaccio e pane alle castagne. Sa di Natale con i tuoi, con il nonno che fuma la pipa in un angolo. Dopo qualche istante si lascia andare ed esplode di profumi, emerge del té speziato, del croccante alle mandorle, del cioccolato fondente. Anche un guizzo di talco, di freschezza. Con acqua il cioccolato straripa, spuntano anche erbe di montagna. Molto espressivo, occorre solo un po’ di tempo per farlo “parlare”…
P: eh beh, al palato è totale. Pieno, dolce senza esagerare, con una sensazione di boccone avvolgente di un super-dessert impastato di uvetta, datteri, fichi secchi, cioccolato e prugne secche. Tutto è perfettamente amalgamato, difficile distinguere le varie componenti, il che significa solo una cosa: che l’elevage ha plasmato e bilanciato alla grande il distillato. C’è il legno, ça va sans dire, ma c’è anche un’anima più acidula e vibrante che diremmo fruttata, tra ribes e buccia di pesca. Tutto qui? Assolutamente no, perché lo sherry porta anche una dimensione quasi carnosa. Stinco di maiale glassato? Col tempo è come se la parte caramellata e dolce si asciugasse ed emergesse la parte umami, masticabile. Ecco, forse in fondo in fondo allappa un attimo. Con acqua si fa molto più beverino, un ciambellone alle mandorle liquido, con un sigaro cubano in sottofondo.
F: molto tostato, con arachidi e cioccolato e un filo di fumo. Lungo, grasso e di nuovo dolce: caramello e succo di mirtillo. Ecco questo succo di mirtillo che deflagra con due gocce d’acqua è inebriante. Eccellente davvero.
Allora, quel senso di rum a lungo ricercato dal master blender, come un Sacro Graal, si percepisce soprattutto all’inizio. Poi (e noi aggiungiamo: per fortuna) dilaga lo sherry. Uno sherry solido, profondo, che interagisce molto bene con lo spirito e regala un palato intenso e godurioso, e un finale se possibile ancor più piacevole. Per noi un 90/100, che per un NAS inglese non è proprio una cosa da tutti i giorni. Così come non è da tutti i giorni il prezzo, 600 sterline. Ah, che meraviglia queste rivoluzioni proletarie…
Sottofondo musicale consigliato: Ska-P – Somos la revolucion