Avevamo promesso una sarabanda di recensioncine stringate e tranchant direttamente dalle Halles della Villette, dove lo scorso weekend si è tenuto il Whisky Live Paris 2024. E ogni promessa è debito, come hanno detto i proprietari di Mackmyra prima di portare i libri in tribunale e dichiarare fallimento.
Poche storie, ci armiamo di baguette per asciugare e via di rece a nastro.
Prendetele con le pinze, che sono state fatte in condizioni proibitive. Più avanti avremo modo di farne di più approfondite con i samples che abbiamo razziato.
Chichibu ‘From Tokyo to Paris’ WLP24 (2017/2024, OB, 63.5%)
First fill bourbon barrel #7826. N: pieno, con cereali (muesli, granola) e molte nocciole. Pandoro, pepe bianco e mele Fuji. Uva bianca pure. P: alcolico – per forza! – di nuovo concentrato su cereale. Carico e burroso, si aggiunge il legno e la nocciola si fa gianduia. Legno e vaniglia e qualcosa di birra. F: lunghetto, piccante, marzapane e polpa del frutto del cacao.
Pulito, possente e centrato sul cereale in maniera commovente. Non beverino (il grado è termonucleare) ma purissimo. Probabilmente diluito guadagna, ma non ce n’era abbastanza per testare: 87/100.
Rosebank 21 yo ‘Enchantment’ – The Roses VII (2023, Speciality Drinks, 50.5%)
Composto al 75% di american oak barrels e al 25% da madeira casks. 975 bottiglie. N: delicato come una rosa e come le Lowlands vogliono: fiori di mandorlo, macaron al passion fruit, limone, torta allo yogurt e ai frutti di bosco. Anche cioccolato bianco. P: ancora delicato, efebico, con un tocco minerale. Lime ed eleganza, granny smith e una dolcezza vellutata da iced wine. Un tocco di legno levigato. F: media lunghezza, ancora minerale e vivace.
Un 90/100 che sa di miracolo di grazia. Soave, perfettamente integrato, fa sognare.
Artesia single malt (2024, OB, 50%)
La T.O.S. distillerie è attiva nel Pas de Calais, “lassù al nord”, da dove proviene anche l’orzo. Prima distillazione in pot still, seconda a colonna. Invecchiamento di 3 anni in botti bourbon (90%) e rovere francese nuovo. N: birra weiss e banana, ricorda molto il sakè senza la parte minerale. Pera, giovane, note di new make. P: molto dolce, ancora banana bread, tartellette alle mele golden. Una screziatura sporca di grafite. F: non cortissimo, zucchero, ardesia sporchina.
Estremamente giovane, acerbo e un po’ rurale, ma a suo modo interessante soprattutto nel finale. 81/100.
Kavalan ‘Làn’ (2024, OB, 43%)
Nuovo rilascio della distilleria di Taiwan. Il nome significa “orchidea”, che ovviamente si ritrova sulla scatola. Invecchia per un numero imprecisato di anni (è un NAS) in botti ex bourbon, ex porto e STR. N: fruttato, più che floreale: subito pesca, melone e fragola. Poi in un secondo tempo rosa, sapone ai frutti rossi. Piacevole anche se l’effetto è un po’ artificiale. P: debolino, con frutta caramellata, ancora pesche in macedonia, con un retrogusto amarognolo. F: corto, té infuso, tisana all’ibisco.
Piacione e fru-fru, una piacevolezza con poco contenuto. 80/100.
Glenburgie 25 yo Artist #14 (1995/2024, La Maison du Whisky, 54.4%)
Direttamente dalla 14esima serie, denominata “Rothes Glen” per rendere le cose semplici: alla Maison hanno scelto di celebrare l’architetto Charles Doig, mito delle distillerie scozzesi ottocentesche con le sue “pagode” e progettista del castello Rothes Glen appunto. L’hogshead 6714 ha dato 200 bottiglie. N: esuberante ed essenziale, ha una frutta gialla fresca, che va dall’ananas al pompelmo alle susine, con un accenno floreale. Tutto molto sottile e “dritto”. P: un palato preciso, in cui la frutta è essenziale, senza cremosità eccessive. Malto da Highlands, miele fresco di erica, il legno che eleva la nobiltà e l’eleganza. F: curiosamente sapido, nella stessa nobile cornice del palato.
Che gran bel malto, così severo eppure così fresco: 89/100.
Bowmore 12 yo Sherry oak cask (2024, OB, 40%)
Nuova serie affinata in sherry. Il 12 anni base viene affinato in Oloroso. N: non può essere Bowmore. Sghembo, con guizzi di cartone, cioccolato al latte, una mano di marmellata appiccicata lì con un’idea di portacenere. Marzapane. P: acquoso, di nuovo cartone, ma stavolta con un tocco di senape e cannella. Gelatine di frutta, caramello, un po’ allappa. F: torbina e poco altro, un senso di dolcezza fittizia.
Deludente, molto. Che pochezza, che tristezza. Non ci capita spesso di essere totalmente seccati all’assaggio, ma questa operazione di maquillage sensoriale un po’ volgarotto, oltre a essere un po’ fastidiosa, è anche poco riuscita dal punto di vista sensoriale: 76/100 punitivo.
