In settimana siamo stati ospiti a Morbegno di un posto splendido, nascosto tra le viuzze della pittoresca cittadina valtellinese. Ci siamo andati per una serata dall’evocativo titolo “Oktoberprost”, che contrariamente a quanto sembra non era un convegno autunnale di proctologi ma una splendida occasione di abbinare birra bavarese e i nostri nuovi imbottigliamenti, non casualmente single malt bavaresi anch’essi.
Il posto in questione è l’Old Fox pub, un covo clamoroso per gli appassionati di birra e anche di whisky, dato che Paolo Pedrazzini detto Pedro – il proprietario dal 2015 – è socio storico di Whisky Club Italia e sfoggia una bottigliera di tutto rispetto.
Ora, si dà il caso che Pedro nutra un feticismo particolare per una distilleria troppo spesso snobbata, anche per colpa del nuovo management, che negli ultimi anni ha rilasciato sul mercato un core range discutibile: stiamo parlando di Scapa, l’altra distilleria delle isole Orcadi oltre ad Highland Park. Ecco, Pedro è un collezionista accanito e a margine della nostra seratina a base di cotolette e torbati tedeschi ci ha versato un piccolo gioiellino perduto, il 14 anni degli anni Duemila. Il colore è oro.
N: cosa è cambiato in questi anni? Ok, non si può più prendere l’aereo senza metal detector, ok sono sparite le edicole, ok è fallito il Chievo Verona. Ma come è potuto succedere che Scapa abbia perso questa clamorosa, totale capacità di produrre distillato fruttato come un Bengodi di macedonia? C’è una spettacolare ricchezza esotica, tra il mango e l’ananas, che fa salivare di godimento. Il fatto che spunti anche un po’ di OBE, l’old bottle effect con sentori di carta vecchia e pelle un po’ oleosa, rende ancor più piacevole il tutto. Nocciole, ma anche un guizzo marittimo, che parte dalla soda al pompelmo rosa e approda al lime e alla magnesia. E qualcosa di erbaceo, tra la tisana e il fieno, o forse è lavanda essiccata. Ottimo.
P: la gradazione ridotta a 40% unita al tempo passato in bottiglia l’hanno un po’ scaricato. Il primo sorso è tutt’altro che esplosivo, ma subito molto corposo, oleoso, con olio essenziale di cedro che si lega al grasso del prosciutto. Burro salato come se piovesse. Poi ecco la frutta, meno esuberante del naso ma comunque presente, sempre con mango e ananas. Cresce invece la speziatura con anice e liquirizia. Col tempo rimane un senso di gelato alla banana con un vago senso di iodio. E ancora marzapane e nocciole, magari di quelle immerse nel miele d’erica.
F: cortino, vira un po’ al piccantino ma con un eccezionale senso di cioccolato bianco e nocciole che sembra una coccola. Porridge con la panna.
Il naso è paradisiaco, perché nulla come la frutta tropicale che si sprigiona da un malto costiero ci fa andare fuori di testa. Il palato e il finale patiscono la scelta di una gradazione bassa, quindi tutte le sensazioni che si sviluppano hanno vita breve, e non vanno in profondità. Però il corpo è sorprendentemente pieno e quel naso è qualcosa che ci ricorderemo. Se lo ricordassero anche gli attuali gestori di Scapa, sarebbe ancora meglio: 86/100.
Sottofondo musicale consigliato: Less than Jake – The science of selling yourself short