Il magico mondo della Maison du Whisky regala sempre delle perline. Tra le tante, la serie ‘Collective artist’ è da sempre una miniera di imbottigliamenti di livello, a prescindere dagli invecchiamenti. All’ultimo Whisky Live Paris ci è capitato di assaggiarne diversi dalla serie #14, che LMDW ha dedicato alle distillerie disegnate da Charles Doig, storico architetto che ha firmato le “pagode” più belle di Scozia. Una sotto-serie particolare è quella che vede protagonista Benromach, distilleria dello Speyside di proprietà dell’imbottigliatore indipendente Gordon & MacPhail.
Ecco, proprio da questa serie arriva il first fill Bourbon barrel numero 666: diavolo, non vediamo l’ora di recensirlo. Il colore è un oro chiaro.

N: una splendida, lurida fattoria, con tutto il suo corollario di sentori organici, di terra, di fieno andato, di attrezzi ingrassati e residui di nafta. Sa di fabbrica e porcile, proletariato e rivoluzione, orgoglio contadino e reati domestici. Fuor di metafora, è lo Zenit dello stile della distilleria, con quel mix di cereali insilati e torbina grassa che ci fa ululare di gioia. Pere cotte nel burro e bardate di speck. La frutta e minimalista, il limone cresce col tempo. Rimane affilato come una falce che miete il grano. Anzi, l’orzo. Curioso: un che di Nesquik in polvere, dolcino e confortevole. Naso complesso e drittissimo.
P: woah, direbbero i pellerossa di “Tex” se bevessero Benromach. Pieno e oleoso fin da subito, quando una torba ancora organica che mescola olio motore e speck invade il palato. Arachidi tostate, ma rispetto al naso la frutta è più presente: agrume chiaro (pomelo, con la sua acidità pimpante), ma anche ananas grigliato. Anche la parte dolce, diciamo di cereale glassato e biscotti al burro, è più presente. Nel complesso in bocca sembra più rotondo e completo. Con due gocce d’acqua aumentano vaniglia e confetto.
F: cenere, ancora agrumi e liquirizia. E una oleosità persistente che fa leccare i baffi.
Non raggiunge l’empireo solo perché manca un briciolo di profondità per renderlo immortale. Però signori che spessore, che stile inconfondibile. Non tutti i Benromach della serie sono così solidi, alcuni al contrario sono troppo schietti a dispetto della bevibilità. Questo secondo noi è il migliore anche perché è esemplare di una maniera di fare Scotch molto vecchio stile, che titilla il conservatore brontolone che è in noi. 89/100, chapeau.
Sottofondo musicale consigliato: Guns’n’Roses – Down on the farm (che abbiamo ripescato dalla nostra gioventù con un brivido di piacere, giri di basso e Slash che va di assolo…)