Ben Bracken, è bene chiarirlo subito, non esiste. Non è un monte, non è una distilleria, non è neanche un attempato signore scozzese che di nome fa Ben e di cognome Bracken. C’è un Bracken in Texas e l’hotel Bracken Hide appena fuori Portree, sull’isola di Skye, ma nessuno dei due c’entra un fico con il whisky che abbiamo sotto mano oggi.
Ben Bracken è il marchio di whisky commercializzato dalla Lidl. O meglio, uno dei marchi, insieme a quel famoso Queen Margot 8 anni che nel 2018 fece impazzire il mondo quando si diffuse la notizia che aveva vinto il premio come miglior blended con meno di 12 anni di invecchiamento ai World Whisky Awards.
Ce ne sono diversi, la versione Islay e la versione Speyside, ma noi come sapete vogliamo solo il meglio e quindi, grazie alle insistenze dell’amico Caronno e alla generosità di Armin di Ziowhisky possiamo assaggiare il single malt di Islay (Caol Ila? Lagavulin?), un vintage 1990 invecchiato 27 anni. Il colore è paglierino.
N. si apre con una dolcezza bruciacchiata subito bella esibita: caramello, vaniglia, pan di Spagna. Poi tocca alla frutta, con una botta di pesche in macedonia. Miele e arancia. La torba è floreale, gentile, però ci sono anche note di cordame nel porto, olio del motore, forno dove cuoce l’agave per il mezcal e creta. Ecco, c’è qualcosa di inerte, che a volte ricorda il cartone. Più giovane del previsto. Una lieve mineralità, cedro in crescita e col tempo erbe (menta fresca). Cresce la lemon fizz delle caramelle.
P: anche qui sembra più giovane. Abbastanza intenso, ora più torbato e bruciacchiato. Al contempo ancora miele di eucalipto, frutta mista sciroppata, ananas. C’è una discreta oleosità che ci fa sospettare di un Lagavulin, forse non gentilissimo, un po’ alcolico. Torba bruciata, erbe bruciate, insomma nonostante i 27 anni è ancora molto peat-oriented. Legno carbonizzato e un che di arachidi tostate salate. Marzapane e catrame. Un filo monodimensionale però.
F: medio lungo, ancora miele, fuliggine e guizzi erbacei. Il catrame resta e si fa un filo più secco.
Non siamo di fronte all’anatroccolo che diventa cigno e domina con la sua eleganza il lago. Però non è piccolo e nero, quello no. Per essere un 27 anni non è così complesso e così raffinato, ma è un whisky più che dignitoso, più intenso e piacevole del previsto. Sembra costruito per piacere, il che non solo non è un peccato, ma è anche il senso stesso dei whisky commerciali, che nonostante quel che pensiamo noi fighetti snob sono il vero motore dell’industria. Un 86/100 guadagnato e doveroso. E senza neanche nominare il rapporto qualità-prezzo, altrimenti gli avremmo dato 134/100.
Sottofondo musicale consigliato: AC/DC – Moneytalks. “Come on, come on, love me for the money”