Distilia è un imbottigliatore indipendente e spirits merchant celebre per le sue selezioni molto esclusive – nel senso stretto del termine, perché non tutti possono permettersi imbottigliamenti di Karuizawa, o di Caroni. Rob Bauer è un maestro del benessere e del buon gusto, e oltre ad essere uno dei nomi dietro a The Grape of The Art, imbottigliatore di distillati francesi tra i più cool degli ultimi anni, è una presenza fissa alle più importanti fiere di whisky e distillati in giro per il globo. Unite queste due figure, Distilia e Bauer, e vi troverete di fronte The Sins, una serie ambiziosa che celebra con etichette incantevoli i vizi capitali, dedicando a ciascuno di essi un esemplare eccellente di un singolo distillato. Oggi siamo alle prese con l’Avarizia: 203 bottiglie di un rum giamaicano distillato a Long Pond nel 1983 (barile #1134), maturato per 40 anni e imbottigliato al grado pieno di 51,6%.
N: incredibile eleganza, ed è un’eleganza profondamente jamaicana: partiamo da qui, dalla salamoia e dagli idrocarburi, dalla plastica e dalla colla vinilica, note presenti e intense – ma solo colori all’interno di un ricco affresco tardo rinascimentale, non la tonalità dominante di un Rothko. La scorza di agrumi prelude a una dimensione profonda e variegata di aromaticità, che è fatta di confetture e di miele, di sciroppo di canna da zucchero (incredibile l’intensità del distillato… bianco, anche dopo 40 anni), di papaya matura e melone surmaturo. Un’eco di fuliggine arriva solo dopo qualche tempo e qualche assaggio, fomentata dal retronasale.
P: oh dio. È qualcosa di incredibile. Marmellata di limone affumicato, bisque di gamberi e olive nere, con un tocco di diesel a dare più… vroom vroom (cosa?). Ancora frutta tropicale mista, quasi cotta, marmellata di melograno, succo di arancia amara cotto, ammesso che esista mai, mirtilli dolci. Una punta di bruciato, come di caramello salato bruciacchiato in forno, o anzi di marmellata bruciacchiata, e una chiusura molto tagliente e profonda al contempo fatta di fuliggine e cenere di camino appena spento, oltre a una spruzzata di sale secco.
F: lungo, infinito, un misto di fuliggine e frutta cotta dolce, tutti ugualmente intensi, sapido e massiccio. Agrume salato e affumicato.
Insomma, noi siamo whiskofili e i territori del rum li attraversiamo da turisti curiosi, con la macchina fotografica in mano, gli occhi pronti a stupirsi di qualsiasi cosa e tanta voglia di apprendere usi e costumi locali. Ma qui anche senza essere dei nerd delle fermentazioni di inizio anni ‘80 a Long Pond non possiamo non inchinarci di fronte alla complessità di un profilo aromatico incredibilmente vario e al contempo tutto compatto, che si muove come un blocco unico, in cui ogni dettaglio è fondamentale parte di un tutto che altrimenti non sarebbe così perfetto, così bilanciato. Fa impressione bere un rum di tale età e trovarsi di fronte una forza e una vitalità del genere. Tanto di cappello a Rob per l’ottima selezione! Nel nostro piccolo, 93/100 è la foto che riguarderemo tornati a casa dal viaggio.
Sottofondo musicale consigliato: Pink Floyd – Money