E chiudiamo qui il nostro percorso giapponese; con la certezza, però, che su questi lidi torneremo presto, e con piacere – non conoscevamo tanto i whisky dell’estremo Oriente, e non possiamo che ringraziare Salvatore, Giorgio, Davide, Claudio e Pino per aver permesso a tanti appassionati di scoprire (o di conoscere meglio) questi territori. Chiudiamo con un Chichibu ‘the Peated’ che, se siete ragazzi svegli come crediamo, avrete compreso essere la versione torbata del ‘normale’ distillato. Tre anni d’età, come l’altro, e imbottigliato a 50,5%.
N: di certo non dimostra solo tre anni… e per fortuna, la personalità di cui questo whisky è già sorprendentemente dotato non pare indotta da un apporto smodato della botte. Un’affumicatura e una torbatura ancora genuine e vegetali non pregiudicano l’intensità del lato ‘dolce’: zucchero filato, canditi (soprattutto cedro – c’è un lato molto gradevole). Nitida una suggestione di castagna bollita, oltre ad abbondanti zaffate di un buon legno di quercia. Pur non essendo la distilleria sul mare, a tratti ci pare salatino e iodato: sarà una suggestione da Islay? Alcuni presenti accennavano a certi vecchi Laphroaig… Semplice ma assai gradevole. Liquirizia, tracce.
P: qui già torniamo sul pianeta dei neonati: inizialmente, un attacco di fumo legnoso e vegetale ancora imbizzarrito e non levigato dal tempo (posacenere, sigaro spento), poi vigorosi influssi agrumati (limone, limonata zuccherata) e vegetali (qui si sente tanto il malto). Anche se ci piace meno, al palato, di certo conferma la sua personalità; ancora note di liquirizia, ancora di arancia.
F: uno show di erba secca, liquirizia e posacenere ricolmo. Molto lungo e persistente; note fruttate (mela gialla).
Molto buono, non c’è che dire; a soli tre anni mostra una sicura personalità che altri pari età scozzesi probabilmente ancora si sognano. Il naso ci pare davvero molto interessante, il palato – a dirla tutta – un po’ meno, ma il complesso è assai persuasivo; rispetto al fratellino non torbato, però, ci sembra leggermente più grezzo e un po’ meno entusiasmante. Dovessimo scegliere tra i due, acchiapperemmo quell’altro, ma a questo – comunque – non possiamo dare meno di 83/100.
Sottofondo musicale consigliato: Editors – Fingers in the factories.
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