Allora, sentite un po’ questa. C’è una distilleria tra le più blasonate di Scozia, sia perchè è in attività da 200 anni sia perchè imbottiglia un whisky di malto davvero speciale. Oltre a molti apprezzabili imbottigliamenti ufficiali e decine di single cask indimenticabili, questa distilleria produce una versione che distribuisce in tutto il mondo. Una versione che è invecchiata (almeno) dieci anni, che piace anche se magari è peggiore del suo omologo di venti anni fa; insomma, è semplice ma con un concetto, quello del whisky torbato e iodato, molto spinto. E quindi piace. Poi, improvvisamente, si decide che questa non basta più: affianco a questa espressione da domani bisognerà miscelare assieme un distillato senza più età d’invecchiamento dichiarata (quindi inferiore ai dieci anni, si presume) e affinato in barili ex Oloroso, ex Pedro Ximenez, ex Bourbon first fill, american virgin cask e quarter cask. La fine della storia è qui sotto…

N: molto aromatico, certo molto aperto: e certo, a prima impressione, qualcuna delle innumerevoli botti usate doveva avere un legno mooolto pieno di sé (sarà il virgin american oak? scommetteremmo di sì). La sensazione di trucioli, di legna tagliata è subito evidente: poi rileviamo un pesante tocco di limone, una dolcezza molto monolitica di vaniglia, di formaggio dolce (emmenthal); un po’ di torba marina, acre e fumosa, c’è anche se in versione delicata rispetto agli standard di casa, mentre manca del tutto il medicinale; sopra tutto, però, svetta e fodera il naso una nota pungente di distillato e di cereale giovane, ancora da ‘sgrezzare’. Da annusare in fretta, perché dopo un po’ che sta nel bicchiere tende a sfarinare.
P: il corpo è debole, e non mancano le velleità un poco alcoliche. Qui il lato fumoso è molto più presente, con note di sigaretta spenta, di fumo acre, anche un po’ di terra bagnata; ma il mare non c’è (riemergerà al finale), e soprattutto domina la scena una dolcezza greve, di legno, di liquirizia intensa, di cereale (tipo corn flakes glassati). Passabile, ma estremamente semplice.
F: liquirizia, fumo di sigaretta, braci spente; un che di salato e marino.
Un Laphroaig privo dei caratteri della sua anima più tipica (ma abbiamo capito che certe cose le dobbiamo cercare negli indipendenti, ormai); semplice, e come già notammo per il Blasda, è senz’altro un torbato che potrà folgorare chi non ne abbia mai assaggiati esemplari e attirarlo dentro la rete del whisky (si trova ad esempio qui): ma la previsione è che dopo poco passerà ad altro. Ottimo per la miscelazione, probabilmente, con i sapori così semplici, netti e forti al palato. 75/100
Sottofondo musicale consigliato: Aaron Neville – Hercules
4 thoughts on “Laphroaig ‘Select’ (2015, OB, 40%)”
E’ più azzeccato questo: https://www.youtube.com/watch?v=DsEFDbZBQb4
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Boh, a me ha conquistato subito, io il sapore esageratamente torbato l’ho trovato a bottiglia appena aperta.
Dopo un paio di giorni era svanito.
Comunque l’ho miscelato con un’altro NAS il Bowmore #1 quasi al 50% ed ho aggiunto un 10% di Glenfiddich 12YO per dare quell’acquosità che mi piace tanto.
La cosa sconvolgente di queste miscelazioni casalinghe è che non si perde niente.
I sapori si sommano si aggiungono e si riesce a sentire anche quelli relativi al malto messo in quantità minore.
Questa bottigliona speciale che ho creato mi soddisfa al 100% si sente il marino del Bowmore, il torbato del Laphroaig e le note dolci del Glenfiddich.