La degustazione SCOTCH MISSED dello scorso 15 giugno è stata l’occasione per assaggiare finalmente un Millburn: malto raro quanto mai, se controllate su whiskybase troverete solo un centinaio di imbottigliamenti… E tutti ormai vecchiotti e introvabili, purtroppo. Millburn è stata la più longeva delle distillerie di Inverness, attiva tra l’inizio dell’Ottocento e il 1985, vittima della crisi di quel decennio come tante altre. Piccolissima, solo due alambicchi fin dalla sua fondazione, ha patito proprio la sua dimensione urbana: inespandibile, chiusa in un sandwich tra il fiume e una collina, Diageo ha preferito chiuderla e venderla. Ora quel che rimane è un po’ un ristorante, un po’ un budget hotel. Per fortuna che Tomislav ci ha messo a disposizione questa bottiglia, un 20 anni di Private Cellar – e ora ce lo ribeviamo con calma.
N: uh, com’è particolare! Molto interessante, un profilo inusuale e molto sfidante. La prima cosa che ci colpisce è una dimensione ‘sporca’, al limite del sulfureo positivo, con un lato quasi ‘meaty’, con un cenno di ragù à la Mortlach, e metallico, ferroso, con arancia quasi andata. Arancia che per il resto è onnipresente anche nel versante più setoso e fruttato: arancia candita, poi tamarindo fresco e pesche sciroppate, sfiorando la frutta tropicale ma senza forse raggiungerla mai pienamente. Un senso di chinotto / cola, arriva quasi al dattero: immaginiamo un succo di dattero, possibile?
P: la parte torbata, che al naso quasi non si percepiva, qui diventa molto evidente, donando un ulteriore strato minerale di complessità, con una deliziosa patina felpata di cera (e di stoppino di candela spento) che prende il posto del sulfureo meaty e variegato del naso. Anche se è a 43%, è molto oleoso, con un bel corpo ‘vivace’, eppure si mantiene molto fresco, molto pimpante: la componente fruttata è ancora di arancia, agrumi dolci e pesca matura, poi anche mango, e accanto a ciò c’è pure una dolcezza quasi di marshmallow. Il palato è straordinario.
F: il finale è medio-lungo, non urlato, ma con una prima frutta suadente tra la pesca e il mango e una torba minerale e acre, ancora più elegante, ancora con cera e stoppino di candela.
È veramente ottimo: è davvero un whisky con un profilo come non ce ne sono più, e con una personalità francamente incredibile. Assaggiato durante la degustazione, in mezzo a diversi gradi pieni, sembrava ‘solo’ strano e molto particolare, ma forse restava un po’ penalizzato: ribevuto così, con la dovuta calma, lo riconosciamo come qualcosa di eccezionale. 92/100.
Sottofondo musicale consigliato: Steve Miller Band – Fly Like An Eagle.
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