Proseguiamo nella nostra settimana a tema Chichibu, e ci soffermiamo sul single cask #3537, selezionato dai ragazzi di The Whisky Exchange: si tratta di un barile di Imperial Stout riempito nel 2011 e poi imbottigliato nel 2018 a 59,5% – ne abbiamo recuperato un sample al Black Rock, un whisky bar che si vuole rivoluzionario nel cuore di Londra, con uno staff molto preparato, le moltissime bottiglie divise per profilo aromatico e un fiume del loro blend che scorre tra i tavoli. Insomma, roba grossa…
N: mamma mia, che roba… Il naso è incredibile, unico: non abbiamo mai annusato un whisky del genere. La prima cosa che colpisce è una nota intensamente cioccolatosa, ma di un cioccolato misto a caramello fondente, caldo, magari in realtà è caramello salato… Ricorda infatti subito qualcosa di sapido: se dicessimo “croccantino” qualcuno si offenderebbe? E se citassimo della verdura cotta, nello specifico delle coste cotte…? C’è una parte intensamente fruttata poi, diremmo soprattutto mele e prugne cotte (tantissime prugne cotte). C’è una nota di legno di sandalo, e anche di fiori freschi bagnati, veramente notevole. Che naso!, note davvero inusuali.
P: boom!, è un whisky destinato a fare scuola, ad aprire un nuovo capitolo degustativo, o una meteora dovuta all’insondabile mutevolezza del caso? Probabilmente solo Ichiro lo sa. Il whisky è ancora stranissimo, con note che mai avevamo sentito, per lo meno in questa combinazione e con tale virulenza. “Umami in a bottle” pare essere una definizione molto pregnante: c’è un attacco iper-sapido, con caramello salato ancora altissimo, anacardi tostati e salati, in generale frutta secca salata. Agrumi molto evoluti, ha un’acidità difficile da definire, con una birra in fermentazione, forse un po’ di kumqat, i mandarini cinesi. Ha prugne cotte, ancora in quantità, cioccolato con ciliegie.
F: molto lungo, se dovessimo condensarlo in un’immagine (che, per carità, messa così non sappiamo se vi piacerà): prugne cotte salate. Spettacolare.
È molto difficile commentare con ‘oggettività’ questo whisky: è speciale, è stranissimo, con note mai sentite prima in un dram… Umami in a bottle resta in effetti la definizione perfetta. Sicuramente il barile parla a voce molto alta, ma dobbiamo ammettere che non si tratta di strilli scomposti, ma di un canto a suo modo armonioso: ci fa venire in mente Diamanda Galas, se proprio dovessimo rendere l’emozione dell’esperienza. I barili ex-birra non sempre funzionano bene, anzi: in questo caso però il miracolo è riuscito. 91/100.
Sottofondo musicale consigliato: Diamanda Galas – Let my people go.
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