Come sempre Jim Murray – l’unico co-autore di una Bibbia insieme a un Altro che al whisky preferisce roveti ardenti e diluvi universali – ama stupire. Il suo 94.5/100 al “terzo whisky torbato d’Irlanda” ha fatto discutere. E noi che del franco confronto abbiamo fatto una religione siamo curiosi di capire se questo blended di single malt e single grain che ha subito un “marriage finish” in barili torbati sia davvero così entusiasmante. Prima però due coordinate: siamo in Ulster, terra che come insegna George Best con gli alcolici ha dimestichezza. Dunville’s è un marchio storico, “lo spirito di Belfast”. Per un secolo fu distillato nella capitale dell’Irlanda del Nord alle Royal Irish Distilleries. Poi, negli anni Trenta, la crisi e la chiusura. Triste storia. Finché ottant’anni dopo, nel 2015 la Echlinville Distillery non decise di riportare Dunville’s in vita con un core range che include un single malt 10 yo in PX e il blended Three Crowns. Happy ending, vediamo se è altrettanto felice il dram.
N: la prima nota è chiaramente di Barbour: tela cerata, nitida nitida, e non è perché siamo a due passi dal mare e a un tiro di schioppo dall’Isola di Man. Ha proprio note di gomma (boule dell’acqua calda), poi sentori di erbe aromatiche (origano e timo, potremmo spingerci a dire addirittura sedano). C’è poi una dolcezza di cedro, di agrumi semplici, di limone zuccherato, di canditi. Completa il quadretto una suggestione floreale di deodorante d’ambienti. Curioso, anche se tutto risulta un po’ artificiale, in realtà.
P: il corpo è un po’ esile, ma tutto sommato saporito, con una torba leggera ma molto catramosa e cenerosa. Che sotto sotto fa balenare qualcosa di più grasso, come della scamorza affumicata. Come al naso, non manca una dolcezza da grain, stavolta molto meno agrumata e tutta incentrata su miele (caramella al miele) e mela verde.
F: breve tutto sommato, ricorda una mela verde caduta in un posacenere che di cenere ne ha poca. Dolcino e appena appena torbato.
Non ha particolari difetti, non si può dire che sia sgradevole né sbagliato. E considerando che il peated finish is the new black, lo stile è anche molto moderno e alla moda. Però tutto risulta ovattato e poco intenso e la mancanza di naturalezza è forse il suo limite più evidente. Apprezziamo la piacevolezza, ma nonostante la Bibbia ci smentisca, non gridiamo al capolavoro. Un piacevole everyday dram, questo sì. 80/100. Grazie a Beppe per il sample!
Sottofondo musicale consigliato: The Irish Rovers – Boys of Belfast