I nostri ultimi due gattini, ovvero gli ultimi arrivati nella “Black cat series” che ha messo d’accordo grandi e piccini (i piccini solo per i micetti in etichetta, prima che si scateni il Moige…), come vi abbiamo anticipato sono due prodotti dell’arte e dell’ingegneria tedesca. Vi abbiamo già raccontato della distilleria St. Kilian e dei suoi segreti e vi abbiamo anche già presentato il primo dei due barili gemelli distillati il 21 febbraio 2018 che abbiamo scelto.
Dopo l’ex bourbon – o meglio, ex Tennessee whiskey -, oggi è tempo di fare la conoscenza dell’ex sherry, o meglio dell’ex Pedro Ximenez hogshead #2075.
Come già per il suo fratellino, anche qui parliamo di single malt prodotto nella distilleria di Rudenau a partire da orzo maltato scozzese torbato a 80 ppm. Tanto per avere un’idea, i big di Islay non vanno oltre i 55 ppm. Il colore è un rame quasi cremisi. Se fossero dei capelli umani, ci innamoreremmo di chiunque portasse una chioma di questo colore.
N: la prima cosa che colpisce è quel che manca, ovvero il calcio sulle narici che ci si aspetta da un whisky a quasi 60 gradi. In realtà è un naso pacato, a suo modo rassicurante, con le note dello sherry che mitigano la torba. Ci sono sensazioni di cioccolato e boeri, di uvetta sotto spirito, una teoria ben orchestrata di frutti rossi, prugne, panettone bruciacchiato e arancia rossa. Il tutto avvolto da un fumo di sigaro cubano dolce, aspirato in un fumoir arredato con vecchi divani Chesterfield di cuoio un po’ sfatti. Quelli sfatti profumano diversamente? Non lo sappiamo, ma li immaginiamo sfatti, e alla fantasia sinestetica non si comanda. Col tempo emerge una nota più umami e quasi “farmy”, tra lo stallatico e la pancetta affumicata che stagiona. Due gocce d’acqua aumentano la parte di caffè e vaniglia. Caramello anche, col cioccolato al latte.
P: rispetto all’ex bourbon, l’alcol agisce meno a fiammate e più come un fuoco dalle retrovie che accompagna l’avanzata dei sapori dello sherry. Le stesse note olfattive – uvetta, datteri, crostata di prugne e frutti rossi – si ripresentano al palato. Dove vengono accompagnate da cioccolato, liquirizia, chinotto e un senso crescente di erbe di montagna. Rabarbaro, genziana, che si intersecano al sigaro e al legno carbonizzato. Il retrogusto acquista in dolcezza (panettone) e spezie: insieme al tabacco e all’anice stellato, fa capolino lo zafferano. Qui la diluizione stempera le asperità e lo rende deliziosamente morbido e coccoloso.
F: lunghissimo e avvolgente, con cioccolato, aghi di pino bruciati e di nuovo piccoli frutti rossi. Anzi, wurstel con marmellata di piccoli frutti rossi. Siamo pur sempre in Germania no? L’acqua lo rende un filo meno dolce.
L’aspetto che più ci ha spinto a imbottigliare entrambi questi barili è la meraviglia nel constatare come due distillati identici imbottati lo stesso giorno siano potuti evolvere in maniera così diversa solo a causa delle diverse botti. Se l’ex bourbon ha picchi di intensità clamorosi e una torba affilatissima che ti si pianta diretta nella memoria olfattiva, l’ex sherry è più “massiccio” in termini di corpo e struttura, con il barile che smussa alcune asperità con la dolcezza.
Sul nostro shop li trovate entrambi: qui l’ex Tennessee whiskey, qui l’ex sherry.
Sottofondo musicale consigliato: Megaherz – Himmelssturmer
