Si fa presto a dire carpa. Non che ci capiti tutte le mattine di alzarci, fare il caffè e dire “carpa”, ma se ci capitasse aggiungeremmo senz’altro che la carpa ornamentale giapponese, detta “Koi”, è un simbolo di amicizia, è considerata sacra e Wikipedia ne traccia 22 varietà differenti.
Quindi, quando ci siamo trovati tra le mani la bottiglia di Koriyama blended whisky subito il dubbio ci ha colti: sarà una Kawarimono quella disegnata sul box? Oppure una Utsurinomo? In attesa di pareri itticamente autorevoli, parliamo del prodotto.
Koriyama – centro di allevamento di carpe ornamentali – è la città dove ha sede da trecento anni la Asaka distillery, che vanta una storia solida di produzione di saké e una recente di produzione di whisky. Asaka è infatti la casa di Yamazakura, e anche di questo blended, che si basa su un mash di mais e malto d’orzo e viene distillato due volte negli alambicchi Miyake. Invecchia in botti di new american oak ed ex Buffalo trace di primo passaggio ed è importato da Meregalli. Sentiamo com’è sta carpa… pardon, sto whisky. Il colore è oro.
N: Bourbon e burro è l’equivalente di “Sesso e samba” con la B. Dolcezze varie e dove trovarle. Corrado, che è uomo di infiniti talenti, ci dice che ci sente il “corn chowder”, quelle zuppe di mais americane. E in effetti il mais è molto evidente, con il suo profilo cerealoso iper-dolce. In generale, è un naso un po’ sottile, in cui si possono trovare cioccolato bianco, vaniglia, confetto e altre variazioni sullo zucchero. Confetto.
P: le botti fanno molto, nel senso che sono senz’altro di qualità: cocco tostato, vaniglia a nastro. Il corpo è più consistente di quel che ci si potrebbe aspettare. Torta di caramello e noci pecan, la parte tostata (arachidi, di nuovo molto cocco) è consistente, dà struttura. La frutta è teorica, un po’ di papaya qui, un cicinin di pesca di là, fine della frutta. Accenni di cartone, ma niente di tragico.
F: corto, amarognolo con dell’albedo di limone e chinotto. Dolce, ovviamente.
Ah, prima di tutto un consiglio: non diluitelo, si fa zuccherino a livelli ingestibili. Per il resto, occorre essere pragmatici: è un blended entry level, quindi non ci aspettiamo la complessità dei single malt. Ci aspettiamo una bevuta agile, non troppo impegnativa. E quello abbiamo. Niente di epico, ma in bocca per esempio ha una sua solidità. Un onesto 81/100 con cui fare anche degli ottimi Mizuari.
Sottofondo musicale consigliato: Tears for fears – Fish out of the water