All’ultimo Milano Whisky Festival abbiamo partecipato alla consueta masterclass di apertura della kermesse, quella dedicata agli imbottigliamenti speciali di Diageo. A tenerla, come sempre da qualche anno, Andrea Gasparri, che ha preso il testimone dal padre Franco come ambassador in Italia del colosso del beverage (27.775 dipendenti, 200 brand, 180 mercati, 150 siti produttivi, 28 distillerie).
Va beh, questo non è un articolo del Sole24Ore, quindi diciamo cosa abbiamo bevuto, piuttosto di star qui a fare i conti in tasca a Diageo. Da oggi in poi, partiamo con la mitragliata special.
Iniziamo con una delle presenze costanti di questi anni, ovvero il Singleton, marchio che racchiude tre distillerie del gruppo: Dufftown, Glendullan e Glen Ord, che è appunto il malto imbottigliato quest’anno. Specifiche: 10 anni di maturazione in first fill bourbon e 4 supplementari in botti vergini con doghe in rovere dei Pirenei spagnoli. Il preferito di Stuart Morrison, tanto per darvi un’idea. Il colore è un oro molto carico.
N: sarà una “passeggiata autunnale”, come da nome scelto dai ragazzi del marketing, ma è una passeggiata in un frutteto. Già perché la frutta è totale, ovunque: mele, albicocche, pesche, cachi, té alla pesca, crostata di pesca… Ci limitiamo un attimo perché siamo assaliti da suggestioni fruttate e profumate, inebrianti. Ha una certa freschezza data dalle botti vergini, che ben si sposa con le note di arancia. Crema all’uovo aromatizzata all’arancia, anche. Il rovere francese è il responsabile di una bella speziatura, che va dal cuoio ai biscotti Speculoos alla cannella. A proposito di biscotti: il malto è bello presente. Oleoso al naso, il che non è comune, ma se pensiamo che è un Glen Ord, distilleria “sporchina” per definizione, si capisce meglio. E quando compare la noticina di metallo tutto è più chiaro. Banana essiccata.
P: pieno e di nuovo super soddisfacente fin da subito. Ci sembra che il palato sia a sua volta un’evoluzione in profondità delle note olfattive. Che significa questa supercazzola? Che se il naso era tutto di frutta fresca, al palato la frutta è processata: albicocca secca, papaya candita, cotognata… Altrettanto, la cremosità diventa più ricca e concentrata: zabaione al marsala. Qualcosa di liquoroso c’è, ma non maturando in botti ex vino liquoroso è difficile dire da dove arrivi. Liquirizia ripiena, frutta secca, nocciola e mandorla amara. Bel corpo, croccante e concreto come scrivemmo in una celebre recensione destinata a fare da pietra miliare in questo campo (sogniamo una raccolta di haiku tipo “Croccante e concreto il malto fluisce, il fegato esulta, Bombana sfavilla”). Ad ogni modo, tornando a noi: bello! Ha anche qualcosina di cioccolata e malto.
F: non lunghissimo, più sui toni dolci e caramellati. Rispunta la pesca, con qualcosa di fragola. Cocktail Bellini!
Un inno alla gioia, nel senso che il doppio invecchiamento ottiene un equilibrio e una piacevolezza non comuni, e soprattutto quasi non “artificiali”. Ci spieghiamo: è ovvio che sia un malto moderno, studiato a tavolino. Ma se uno non lo sapesse, lo troverebbe molto fresco e naturale, fruttatone divertente e godibile. Ne berremmo mari e laghi, un filo più di complessità lo proietterebbe nell’iperuranio delle recensioni. 87/100.
Sottofondo musicale consigliato: The Ting Tings – Fruit machine